Oggi è 28/03/2024, 14:09

Tutti gli orari sono UTC + 1 ora




 Pagina 1 di 2 [ 13 messaggi ]  Vai alla pagina 1, 2  Prossimo
Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: Sulla teoria dei colori in generale
Messaggio da leggereInviato: 07/06/2014, 15:14 
Avatar utente

Iscritto il: 13/07/2011, 20:31
Messaggi: 585
Riporto qui i punti salienti di una interessante discussione che si sta svolgendo qui http://www.finanzaonline.com/forum/inve ... olore.html

HF
Apro questo 3d sull'argomento per cercare di rispondere ad due (forse) semplici domande:
Quando è importante conoscere le teoria del colore per un critico o uno storico dell'Arte?
Vi risulta che le teorie del colore vengano insegnate nei corsi di storia dell'Arte?
Ovviamente sono molto graditi i contributi sulle varie teorie del colore esistenti.
... Una raccolta di scritti estremamente interessante http://www.carla146.it/colore.html
mi sono limitato a due domande immaginando che se l'interesse sull'argomento c'è qualche questione aggiuntiva verrà sicuramente posta (non solo da me).
Il mio parere è che la teoria del colore sia importante per un critico o uno storico dell'Arte ma sinceramente non conosco quanto e come venga affrontata nella formazione umanistica perché la mia formazione è tecnico ingegneristica.
Io ho bisogno di capire perché alcune forme d'Arte contemporanea sembrano avere ucciso il colore o averlo usato per rifiutarlo (il che forse è peggio).
Anzi in realtà forse vorrei capire non perché alcune forme o movimenti hanno fatto ciò ma bensì perché lo ha fatto la quasi totalità.

ginogost
La moderna teoria considera i colori solo come onde dalla lunghezza variabile. Nel metterla così ha rifiutato qualunque valenza comunicativa bollando il tutto di soggettivo. Per contro, le varie teorie spiritualistiche vedono nei colori, meglio, dietro ai colori, degli esseri. Noi siamo abituati a ragionare tutti nel primo, arido modo, ma non è affatto scontato che esso sia il più esatto. E' soltanto il più adatto ad un pensiero basato su metro-peso-numero, ma non è detto che esaurisca la realtà.
Invece di buttare là affermazioni che ne solleverebbero altre di contrarie, pongo una domanda:
perché nel vuoto, nel suo viaggiare, la luce proprio non si vede? Fu Goethe, se ricordo bene, a considerare come la luce divenga visibile solo incontrando il proprio contrario, la materia.
Seconda domanda: perché, se guardo a lungo un colore luminoso e poi chiudo gli occhi, vedo il suo complementare? (magari questo concetto sì, cercarselo su wikipedia o sulla Garzantina).
E terza domanda: la teoria del semicerchio dei colori prevede che facendo ruotare il famoso disco "arcobaleno", dalla somma ottica di tutti questi colori venga fuori il bianco. E invece viene sempre fuori un grigetto sporchettino anzichenò. I soloni, a questo punto, piccati nell'intimo, sfoderano le unghie cattedratiche e minacciano: si tratta di imperfezioni dello strumento.
Cosa che oggi, al punto cui siamo arrivati, appare invece assai improbabile.

Infine, un ulteriore punto da toccare sarà il differentissimo comportamento dei colori nel sovrapporsi in quanto materia (pigmento giallo + pigmento blu > pigmento verde), ovvero in quanto luce (qui occorrerà ricercare quale risultato diano due proiettori di luce, uno di gialla e uno di blu, se puntati sulla stessa zona, poniamo bianca) e perché. Chiedere e cercare su scenografia, spettacolo, luci di scena ... (lo dico anche per me).

HF
Io ritengo riduttivo usare la teoria di Newton (o meglio quella di Maxwell) per parlare di 'teoria del colore' in ambito artistico.
Parimenti ritengo superato usare la sola teoria di Goethe, pensare che tutto si risolva mediante sintesi sottrattiva o additiva, introducendo il concetto di complementare o parlando di colori caldi e freddi (o allegri e tristi alla Henry).

Mi spiego meglio: è chiaro che la realtà può venire descritta e compresa a livelli diversi e più livelli siamo in grado di afferrare con l'intelletto e migliore è la nostra capacità di dominare il senso delle cose ma la 'poesia' dei colori non può venire afferrata con il metro, e non è che sostituire il metro con il calibro migliora questa situazione. Per contro non si può pienamente comprendere la chimica del colore con le categorie concettuali psicologiche.

Il fallimento della sintesi additiva e della sintesi sottrattiva sotto illuminazione di luce nera o di luce al sodio sono li a dimostrare che dai colori ci possiamo aspettare nuove esperienze sensibili e quindi nuove espressività artistiche.

Oggi la separazione dell'aspetto scientifico/deterministico dall'aspetto soggettivo/psicologico ha generato una situazione nella quale la cultura umanistica ha 'dimenticato' il colore, convinta che sul tema tutto sia stato detto e quello che rimane da scoprire sia solo (possibile) mediante strumenti tecnologici di precisione.

Non capisco come la cultura umanistica abbia abdicato alle riflessioni sul colore, come sia stato possibile permettere al mercato dell'Arte di valorizzare solo le forme di ricerca espressiva incolore, legate allo spazio e ai materiali, alla loro disgregazione, valorizzazione, rottura.

Mi piacerebbe capire quale relazione esiste tra gli artisti che vanno per la maggiore sul mercato e la loro dimensione psicologica coloristica: credo che la risposta sia nessuna perché le categorie concettuali sottoposte a indagine espressiva sono (appunto) lo spazio, la superfice, il numero. Ci stiamo perdendo qualcosa.


Non connesso
 Profilo  
 
 Oggetto del messaggio: Re: Sulla teoria dei colori in generale
Messaggio da leggereInviato: 07/06/2014, 15:17 
Avatar utente

Iscritto il: 13/07/2011, 20:31
Messaggi: 585
BATT
per un critico o uno studioso di storia dell'arte non è poi così importante studiare la teoria del colore (che non è da confondere con le altre teorie ossia quella delle forme, della prospettiva ecc ecc). La teoria del colore è invece importantissima per un artista.Sapere ad esempio che mettendo un colore chiaro sopra uno scuro con il tempo screpolerà, o che mettere vicini un giallo ed un viola vengono esaltati di più che mettere vicini altri colori non complementari, sapere i colori fondamentale e come dosarli per evitare fastidiosi accostamenti, sapere la composizione di una biacca o di un giallo cromo, sapere quali colori sono tossici e usare le avvertenze giuste, sapere che in un paesaggio la lontananza la si da usando colori freddi verso quindi l'azzurro ecc ecc è utile più a chi dipinge che non a chi si interessa dei dipinti in genere critico, studioso o semplice appassionato che sia.Però ciò non toglie che la conoscenza della teoria dei colori sia interessante per tutti, ma dal lato pratico è indubbio che chi dipinge abbia l'obbligo professionale di imparare benissimo almeno la teoria dei colori anche solo per tutelare la propria salute e/o dare più forza ai propri dipinti.

Cita:
perché nel vuoto, nel suo viaggiare, la luce proprio non si vede? Fu Goethe, se ricordo bene, a considerare come la luce divenga visibile solo incontrando il proprio contrario, la materia.


Questo argomento mi ha sempre affascinato anche perché la sinestesia in questo capo gioca per metà.
I colori così come il suono non esistono materialmente così come li immaginiamo.Sia il colore che il suono sono solo vibrazioni che si propagano e che percepiamo non solo con orecchie e occhi, ma con tutto il nostro corpo.
Un rosso non esiste in natura.Il rosso lo percepiamo così perché la luce va a colpire un certo oggetto con certe proprietà chimiche che il nostro occhio trasforma le relative vibrazioni luminose in un rosso.Così è per il suono.Discorso interessantissimo cui ho dedicato molto tempo per cercare di dare una valenza oggettiva alla rappresentazione sinestetica di suoni e colori.Abbinare una vibrazione sonora a una luminosa è possibile anche senza essere sinesteti.Vabbè, però , è un pò un mio segreto...ma neanche tanto, dalla teoria delle sfere celesti a quella del veronesi ormai siamo molto vicini alla verità

ginogost
Il fatto che una + o - lunga osservazione di un oggetto luminoso produca in noi il suo complementare, visibile chiudendo gli occhi, è stato troppo trascurato.
Come quando, se schiacciamo il dito su una superficie di legno o sulla punta di un chiodo, le informazioni che crediamo di ricevere dall'esterno sono in realtà l'elaborazione di una trasformazione interna (lo schiacciamento sotto la pelle, differente nei due casi considerati), così anche il verde che vediamo deriva dall'elaborazione prodotta all'interno dell'occhio, cioè dalle modifiche in lui indotte dall'esterno, proprio come succede per la "ciccia" del dito.
Infatti, la punta del chiodo produce una modifica diversa rispetto a quella prodotta dalla superficie del tavolo. In ambedue, comunque, avviene che la modifica interna avvenga in negativo e in simmetria contrapposta rispetto al corpo esterno. Esattamente come avviene con l'occhio, dove viene creato il colore complementare.

BATT
Gino, mi meraviglio di te...dovresti saperlo.
Sarò breve
Torno a ripetere che i colori così come il suono non sono oggettivi ma soggettivi in quanto vengono filtrati dai nostri sensi.Cosa filtrano i nostri sensi?Le vibrazioni emanate dalla luce che colpisce un oggetto, che sia un fiore, una roccia o il mare poco importa.Importa invece la loro composizione chimica che ci fa vedere un certo colore quando viene colpita dalla luce.In mancanza di luce l'oggetto è il medesimo ma non produce vibrazioni luminose (colorate) perché non è colpito dalla luce.
Stessa cosa per il suono.E' una vibrazione.Ma qui non mi dilungo, la cosa è ancora più complessa.
Partendo da questi presupposti già leonardo aveva intuito quanto tu credi sia stato trascurato mentre invece un certo chevreul, al momento mi sfugge come si scriva esattamente il suo nome, né enunciò addirittura una legge che gli artisti DIVISIONISTI sanno a menadito così come i cinetici o di op art sanno tutto sulla teoria della psicologia della forma e via dicendo.
Cosa dice sta legge? dice che se si accostano due colori di tonalità diversa se ne aumenta la diversità e ciascuno di essi tenderà ad apparire come fosse mescolato al suo complementare.Se hanno la stessa luminosità ciascuno aumenta in purezza e se differenti il meno luminoso lo diviene ancor meno.
Un grigio neutro in un campo colorato tenderà a prendere il tono complementare del campo colorato.E, vengo al dunque, se si guarda un immagine colorata e poi si volge l'occhio su un fondo bianco vedremo,per via del contrasto successivo, su questo il colore complementare al primo suddetto.
Ho riassunto molto ma questa è una teoria ben elaborata e studiata nei minimi dettagli e che parte da un punto fondamentale ossia che il colore non è altro che una vibrazione che filtriamo con l'occhio ed elaboriamo con il cervello...e questo fa brutti scherzi perché si fida troppo di se stesso.Su questi "scherzi "che ho scritto sopra i divisionisti (dovresti saperlo)han costruito la loro arte, ossia accostando i colori di diverse tonalità ma in piccole quantità su tela il loro miscuglio avviene nel nostro occhio e cervello quando in realtà nulla è stato mischiato.Ecco così che ad esempio due colori discordanti uniti insieme in piccole quantità a cui si aggiunge un terzo colore danno al nostro occhio il senso di un unico colore ben accordato.Addirittura si esalta la luminosità del dipinto con questi accostamenti in base alla teoria del contrasto simultaneo che ho poc'anzi accennato.
La teoria dei colori è affascinante me la son mangiata e digerita ...e ancora ne ho da mangiare...ma ormai son sazio da tempo e non sento affatto necessità di mangiar di nuovo


Non connesso
 Profilo  
 
 Oggetto del messaggio: Re: Sulla teoria dei colori in generale
Messaggio da leggereInviato: 07/06/2014, 15:21 
Avatar utente

Iscritto il: 13/07/2011, 20:31
Messaggi: 585
Batterista, ti ricordo che a un vaso pieno non si può più aggiungere nulla. Purtroppo tu ti senti sicuro e protetto da secoli di studi, ma non vedi dove stanno i buchi nelle spiegazioni (spiegazioni, ché le descrizioni possono anche essere esatte).
Quando tu "spieghi" con per via del contrasto successivo, che cosa hai spiegato? Per via è una causa o rientra nella descrizione?
Molte altre cose ti potrei contestare, ma se tu mi opponi gli impressionisti e la scienza ufficiale senza rispondere ai miei precisi quesiti, non riesco nemmeno a contestarti, mi cadono le braccia.

E comunque, una teoria non è affatto dimostrata dal fatto che una sua applicazione funzioni. Non dico che "dovresti saperlo" perché sono termini che mi risultano antipatici e quasi offensivi.

BATT
Intanto non ho studiato secoli ma una estate intera, quando decisi di cercare di trovare una linea oggettiva tra colore e suono.Però una estate magnifica, mi son divertito molto.Nessun esame, nessun maestro a interrogarmi e soprattutto poi ho messo in pratica in modo molto istruttivo (per me) e divertente ciò che avevo approfondito e ne ho ricavato anche alcuni dvd ma a titolo esclusivamente personale e assolutissimamente non commerciale.
Non vedo buchi in quello che ti ho molto sintetizzato, però devi pesare bene ogni singola parola perché ogni singola parola è una complessa risposta a quello che domandavi.Ma magari lo è solo per me.Capisco che non si può aggiungere una testa a chi già ne ha una.
Il "dovresti saperlo" non era offensivo, ma anche si se lo hai così percepito e mi scuso, lo scrivevo solo perché mi sembra che tu hai scritto da qualche parte di essere un professore di storia dell'arte.Dico bene? dunque il dovresti saperlo era solo per quel motivo, non per offenderti.
Il "contrasto successivo" non è altro che tutta la teoria che ti ho riassunto e che brevemente si riassume in un: è tutta un illusione, il colore non esiste, esistono vibrazioni che percepiamo in misura differente ma con delle regole uguali per tutti e tra queste quelle che ti accennavo sopra. Se poi vuoi sapere il perché del perché allora domandiamoci, chi siamo, da dove veniamo e così avremo risposto a tutto.caro gino, non c'è risposta, è così e basta. e se poi vuoi il perché del perché...io sono un ignorante in quel settore e neppure mi ci metto, mi basta sapere quello che ti ho scritto ed usarlo quando serve perché quel fenomeno è uguale per tutti.Il perché sia così, non lo so, ma quel fenomeno c'è, esiste ed è stato spiegato come avvenga, non perché avvenga.

ginogost
Mica faccio l'offeso. Certo che sono prof di stdA, ma non sono abituato a bermi tutte le spiegazioni che secoli di studio (non i tuoi , ma quelli dell'umanità) mi forniscono oggi. E se devo mettere in questione "verità acquisite", occorre porsi problematicamente.
Per esempio, chi mette in dubbio che Hitler sia morto per suicidio nel suo bunker berlinese sa benissimo che esiste una versione ufficiale, ma non ne è, a torto o a ragione, soddisfatto. Dirgli "dovresti saperlo" nega tutto il suo desiderio di conoscenza e suona, scusami, abbastanza ottuso.
Tutto qui.
Ma il ricercatore è abituato a trovare il massimo ostacolo nelle certezze di chi si sente soddisfatto.


HF
Cita:
La teoria dei colori è affascinante me la son mangiata e digerita ...e ancora ne ho da mangiare...ma ormai son sazio da tempo e non sento affatto necessità di mangiar di nuovo

Scusa si mi intrometto nella vostra diatriba ma questa frase è tristissima.
Io ho posto l'accento sulla dissoluzione contemporanea della discussione artistica sul colore e non in senso stretto su alcuni particolari fenomeni fisici legati al colore. Ovviamente ho visto che hai risposto a ginogost sui complementari e solo su quello ma questa frase che ho quotato sembrerebbe derivata da indigestione non da sazietà.

Esistono alcuni fenomeni ottici che non hanno un corrispondente sonoro, se la fenomenologia ottica e quella sonora fossero pienamente sovrapponibili la natura non ci avrebbe dotato di organi recettivi diversi per i primi dai secondi.

Per esempio i fenomeni ottici si possono godere in un tempo rapidissimo (non scrivo immediato per non creare malintesi) mentre i fenomeni sonori richiedono un tempo di assimilazione e confronto psicologico assolutamente non paragonabile: non esiste un corrispondente di una foto di un fenomeno sonoro.

Se volgiamo parlare di un fenomeno ottico artisticamente esplorato (ma che potrebbe tornare in altre forme) è quello legato alla relatività dell'effetto ottico: la sensazione ottica data dal colore è relativa ed è data da fattori quali la vicinanza con altri colori, le dimensioni del campo visivo, l'incidenza della luce, il supporto, la chimica dei materiali ed anche una componente personale e soggettiva della percezione.
Mi sembra che hai accennato qualcosa parlando dei complementari.

Oggi questo fenomeno può venire sviluppato espressivamente in forme che nel passato non erano possibili.

Altro tema che mi è caro è il fallimento delle teorie della mescolanza sottrattiva e additiva sotto luce rossa o luce nera.

Hai scritto che un critico non deve necessariamente conoscere la teoria dei colori mentre un artista si perché fa parte del suo bagaglio professionale.

Anche questa affermazione mi ha sconcertato: ti fideresti del giudizio critico culinario di chi non conosce le tecniche di cottura dei cibi?
Come può un critico d'Arte giudicare la difficoltà tecnica di realizzazione di un'opera se non conosce la tecnica?
In realtà non affermo che non possa farlo dico solo che avrebbe un bagaglio professionale limitato rispetto ad un altro critico che invece queste tecniche le conosca e che quindi potrebbe meglio giudicare.
...
Cita:
Infine, un ulteriore punto da toccare sarà il differentissimo comportamento dei colori nel sovrapporsi in quanto materia (pigmento giallo + pigmento blu > pigmento verde), ovvero in quanto luce (qui occorrerà ricercare quale risultato diano due proiettori di luce, uno di gialla e uno di blu, se puntati sulla stessa zona, poniamo bianca) e perché. Chiedere e cercare su scenografia, spettacolo, luci di scena ... (lo dico anche per me).

Mi sono accorto di aver quotato tutto il tuo discorso nell'altro messaggio, incluso questa frase che invece richiede un momento di riflessione diversa e approfondita.
Un pigmento giallo + pigmento blu = pigmento verde è una equazione vera nella teoria dei colori (mescolanza sottrattiva). Qualunque pigmento stabile giallo e qualunque pigmento stabile blu miscelati forniscono un verde.
Questo non è vero sotto luce nera ma esiste anche una differenza radicale tra l'uso di una semplice luce colorata di scena e la luce nera (o luce di Wood) con lunghezza d'onda vicino ai 365nm.
Usando le luci colorate ottieni degli effetti descrivibili di mescolanza additiva e quindi sempre compresi e descritti dalla teoria dei colori.
Usando la luce nera (vicino alla lunghezza d'onda che dicevo) ottieni degli effetti NON descrivibili dalla teoria dei colori.
La conseguenza è che usare i colori sotto luce nera ha delle problematiche di ricerca dei materiali e di controllo del risultato non ancora universali e condivisi.


Non connesso
 Profilo  
 
 Oggetto del messaggio: Re: Sulla teoria dei colori in generale
Messaggio da leggereInviato: 07/06/2014, 15:25 
Avatar utente

Iscritto il: 13/07/2011, 20:31
Messaggi: 585
Cita:
Scusa si mi intrometto nella vostra diatriba ma questa frase è tristissima.

Cita:
Esistono alcuni fenomeni ottici che non hanno un corrispondente sonoro, se la fenomenologia ottica e quella sonora fossero pienamente sovrapponibili la natura non ci avrebbe dotato di organi recettivi diversi per i primi dai secondi.

Per esempio i fenomeni ottici si possono godere in un tempo rapidissimo (non scrivo immediato per non creare malintesi) mentre i fenomeni sonori richiedono un tempo di assimilazione e confronto psicologico assolutamente non paragonabile: non esiste un corrispondente di una foto di un fenomeno sonoro.
...
Altro tema che mi è caro è il fallimento delle teorie della mescolanza sottrattiva e additiva sotto luce rossa o luce nera.
...
Hai scritto che un critico non deve necessariamente conoscere la teoria dei colori mentre un artista si perché fa parte del suo bagaglio professionale.

BATT
Vabbè, per evitare un post lunghissimo almeno da vedere posto solo quello che secondo me ti posso rispondere per chiarire alcuni tuoi dubbi.
E' tristissimo essere sazi di teorie? per te forse potrebbe essere tristissimo, per me invece è tristissimo continuare a tritare teorie su teorie quando quello che serve, o almeno che mi serve per far quel che desidero fare mi basta e avanza.
Mi spiace spesso parlare di me e se a qualcuno è di peso basta dirlo e smetterò immediatissimamente di farlo, ma quando si discute di certi argomenti è necessario che si porti la propria esperienza e anche io porto la mia e dunque parlo inevitabilmente di me e non di altri dato che quell'argomento l'ho vissuto in prima persona e posso parlarne con cognizione di causa e non per averlo letto o sentito dire.Dico bene?Detto questo tu parli di fenomeni ottici e fenomeni sonori.Ok, si può discutere e ti posso portare la mia esperienza sia come sinesteta, sia come musicista che ha provato oggettivamente a trasformare vibrazioni sonore in ottiche con e senza ausilio della mia sinestesia innata.Sono arrivato ad una conclusione personalissima ma è un discorso talmente lungo che domattina starei ancor qui a scrivere ma poi per chi legge rimarrebbe sempre un alone di soggettività che esula da ogni tentativo di oggettivizzare.Però se lo desideri, a puntate, te ne parlerò, ma non ora...son abbastanza stanco e ci vuole molto tempo.sarebbe più semplice per te vedermi all'opera.
Le mescolanze sottrattive tra luce nera e rossa, non ne so niente quindi non mi pronuncio.
per quanto riguarda la differenza tra critico e artista e della conoscenza della teoria dei colori sono ancora convinto che servano più all'artista che al critico il quale invece si basa su altre conoscenze per giungere ad una critica corretta.Insomma ad un critico credo che poco importi della composizione di una biacca e della tossicità di un giallo cromo e via dicendo sulla pura teoria del colore.Però se nella teoria del colore metti anche quella della percezione, prospettiva e altre teorie forse un po' meno pratiche,o meglio, meno di manovalanza coloristica, va bene anche che si interessi a queste e quasi sicuramente avrà una visuale più completa di un opera d'arte.

ginogost
Riprendo da Wikipedia alcune righe su Newton e Goethe, solo per fissare qualche punto iniziale (ripeto: iniziale).

Nel primo volume, Goethe, classificando i colori e studiandoli in tutte le loro manifestazioni, vuole arrivare a mettere in risalto la complessità del fenomeno cromatico e l'ingerenza non trascurabile che vi ha l'organo della vista. Un capitolo è dedicato interamente all'azione sensibile e morale dei colori e alla loro funzione estetica e artistica.

Nel secondo volume, dopo aver preparato il lettore a non sottovalutare gli aspetti sentimentali e soggettivi dei colori, Goethe attacca violentemente le teorie di Newton.

Goethe con quest'opera lancia un grido di protesta contro ciò che ritiene una insopportabile e inconcepibile tirannia della matematica e dell'ottica. A suo modo di vedere è inammissibile che i colori siano solo un puro fenomeno fisico; ritiene questa una prepotenza dei newtoniani accusandoli di aver sepolto il lavoro di secoli. Il poeta romantico ritiene che i colori, al contrario, siano qualche cosa di vivo, di umano; che abbiano origine indubbiamente nelle varie manifestazioni naturali ma trovino la loro composizione e il loro perfezionamento nell'occhio, nel meccanismo della visione e nella spiritualità dell'animo dell'osservatore. I colori non possono essere spiegati con una teoria solo meccanicistica ma devono trovare spiegazione anche nella poetica, nell'estetica, nella psicologia, nella fisiologia e nel simbolismo.

Newton notò che se un fascio circolare di luce bianca passa attraverso un prisma ed è proiettato su un muro, l'immagine non è circolare ma eleongata e, anziché essere bianca, è un intervallo di colori dal rosso al violetto. Questo suggerì a Newton che ciascuno dei colori spettrali che era contenuto nel fascio originale di luce bianca godeva di una differente rifrangibilità; la luce rossa veniva deviata del minor angolo mentre quella viola del massimo. Newton formulò così la teoria secondo la quale la luce è composta da "colori puri" dello spettro che possono essere separati, a causa di differenti rifrangibilità. Fondamentale prova a supporto di questa teoria era la sua applicazione inversa: interponendo un prisma tra occhio e muro i colorati fasci di luce prismatica scomposta si uniscono assieme per generarne uno solo bianco e di sezione cilindrica, visibile dall'osservatore.

Ironicamente, questo "esperimento al contrario" fu, un secolo dopo, la primissima osservazione critica che fece Goethe nel campo dei colori, che lo portò alla conclusione opposta a quella newtoniana. Fu proprio questa osservazione, utilizzata originariamente a supporto della tesi di Newton, a convincere Goethe che la teoria dei colori newtoniana fosse totalmente errata.

HF
Eureka
Questa notte finalmente ho capito, ora non mi rimane che riprodurlo (mesi?) e poi descriverlo.

Cosa ho capito che merita un post 'Eureka' sul 3D 'Teoria del colore'?

Ho capito cosa intendeva mio padre (era ora) dicendo che la teoria tri-cromatica è errata e bisogna passare ad una descrizione bi-polare.

Si riferiva al fatto che la miscelazione additiva guida le trasformazioni di colore sotto luce solare, la stessa miscelazione additiva guida le trasformazioni anche sotto luce nera ma NESSUNA TEORIA DESCRIVE CORRETTAMENTE LE TRASFORMAZIONI DI UN COLORE IN TUTTI GLI ALTRI COLORI CAMBIANDO ILLUMINAZIONE.

QUESTA TRASFORMAZIONE NON E' DESCRITTA IN NESSUNA TEORIA

ginogost
A questo punto, non avendo con me tutto il materiale che servirebbe per parlare correttamente degli sviluppi avuti dalla teoria di Goethe, stimolato però dai tuoi interventi, faccio entrare un altro protagonista.

Come si spiega che il prisma devii la luce, e poi che la devii in colori differenti? Una teoria ce l'abbiamo. Io conosco chi ne ha ipotizzata un'altra.
Come sempre in questi casi, scandalizzarsi ed urlare alla baggianata serve a nulla. Magari non va bene, ma prima va accolta con la dovuta disponibilità, cioè senza pregiudizi (alludo, alludo ).

Questo signore, di cui esistono anche pubblicazioni scientifiche, pur non essendo un accademico, anche ispirandosi agli emisferi di Magdeburgo
Cita:
Gli emisferi di Magdeburgo sono una coppia di emisferi di rame con bordi perfettamente combacianti. Quando vengono incastrati tra loro e viene aspirata via l'aria, al loro interno si forma il vuoto e non possono essere separati da due opposte schiere di cavalli.

, e comunque notando come due superfici perfettamente liscie aderiscano tra loro con una forza enorme, ha ipotizzato che:
alle minime vicinanze dalla superficie di un solido esistono forze gravitazionali potentissime, che già svaniscono o quasi allontanandosene anche di pochissimo.
Sarebbero queste forze le responsabili della deviazione avuta dalla luce, la quale dunque avvicinandosi alla superficie incurva il suo percorso, penetra nel prisma secondo un certo angolo, poi, uscendone, ancora subisce la tale attrazione deviando ulteriormente.

Ora, si dirà: sì, ma come si spiega la separazione dei colori?
Si può spiegare sia con il metodo classico, che con altro che dirò qui in seguito, perché è bene in queste cose fare un passo alla volta.
Anticipo solo un concetto mio, e solo mio, provvisorio e personale: il colore è luce deviata.


Non connesso
 Profilo  
 
 Oggetto del messaggio: Re: Sulla teoria dei colori in generale
Messaggio da leggereInviato: 07/06/2014, 15:31 
Avatar utente

Iscritto il: 13/07/2011, 20:31
Messaggi: 585
BATT
Il colore non esiste.E' un effetto della luce che va a colpire un oggetto che in base alla sua componente chimica riflette la luce facendocela apparire di un certo colore.I pigmenti stessi si basano sulla composizione chimica del pigmento che ricevendo luce ce lo fa apparire di un certo colore.Togli la luce e tutto si appiattisce e appare nero.Non credo ci sia tanto altro da dire.
Gli effetti cromatici di luce colorata, perché trasmessa da oggetti che chimicamente sono composti da elementi che la fanno riflettere già in partenza di altro colore, è ovvio che trasformino il colore stesso di un oggetto visto dalla luce naturale diverso.Questi particolari effetti cromatici sono interessanti, ma fine a se stessi, nulla provano di diverso da quello che già si sa sul colore e nulla creano di nuovo nell'arte.

ginogost
Quando fai così, mi sembri Don Ferrante
Attento, che lui è morto di una malattia che non poteva esistere ...
Cerca di non passare al semaforo con l'arancione o il violetto ...

HF
Non ne ho parlato prima per tenere separati gli argomenti e perché devo ancora metabolizzare un po' di cose ma ti dico cosa mi sembra ne pensasse mio padre. Si possono osservare spettri ad un solo colore (rosso) a tre colori (verde - giallo - rosso) e a quattro colori ( blu - azzurro -giallo - rosso).

La sua opinione era che la luce non polarizzata sia composta da due componenti e che il prisma separi queste due componenti, queste componenti miscelate a percentuali diverse compongono i colori.

Con un prisma si possono produrre (con un angolo di rotazione diversa) sino a quattro colori.
I quattro colori ottenuti confermerebbero le idee di Goethe (eccezione fatta per l'ottenimento del blu al posto del verde indicato da Goethe) e rappresentano i fotoni colorati (o quanti polarizzati).
I fotoni colorati dello spettro visibile sono solo "quattro" e gli altri tre sono dovuti a miscelazione: l'arancione è dovuto alla miscelazione di fotoni (o quanti) gialli e rossi; il verde di fotoni (o quanti) gialli e azzurri; l'indaco di fotoni (o quanti) azzurri e blu-violetti.

Operando con luci diverse e con alcune tecniche di alterazione della miscelazione che non ho ancora compreso si ottengono gli effetti che sono presenti nelle sue opere.

Da un punto di vista concettuale possiamo pensare ad una espansione della teoria di mescolanza sottrattiva e additiva per descrivere questi fenomeni.
Ho un'idea che non posso esprimere nello spazio del bordo e che richiede anche delle immagini esplicative che non ho pronte.

ginogost
Ci sarebbero osservazioni da fare, ma prendo tempo.
Intanto aggiungo una osservazione: qualunque superficie colpita dalla luce appare di un certo colore. Però le superfici come quelle metalliche, riflettendo quasi tutta la luce (in rapporto con la superficie estrmamente liscia) non appaiono allora colorate. Ne consegue che il colore è dovuto alla luce che non torna al nostro occhio: luce deviata.
Il problema è ben noto ai pittori. Esiste infatti un certo modo di rendere l'effetto della superficie metallica, la quale, se vista in pieno riflesso, appare uguale qualunque sia il colore del materiale riflettente.

HF

Cita:
Originalmente inviato da batteristasinest
Il colore non esiste.E' un effetto della luce che va a colpire un oggetto che in base alla sua componente chimica riflette la luce facendocela apparire di un certo colore.I pigmenti stessi si basano sulla composizione chimica del pigmento che ricevendo luce ce lo fa apparire di un certo colore.Togli la luce e tutto si appiattisce e appare nero.Non credo ci sia tanto altro da dire.
Gli effetti cromatici di luce colorata, perché trasmessa da oggetti che chimicamente sono composti da elementi che la fanno riflettere già in partenza di altro colore, è ovvio che trasformino il colore stesso di un oggetto visto dalla luce naturale diverso.Questi particolari effetti cromatici sono interessanti, ma fine a se stessi, nulla provano di diverso da quello che già si sa sul colore e nulla creano di nuovo nell'arte.

Questa è una posizione estremamente errata.
Ogni cosa della nostra realtà ha una componente soggettiva ed una oggettiva.
Io amo molto la descrizione della realtà fatta da Schopenhauer che intendeva la realtà oggettiva come una volontà esterna irrazionale (dal punto di vista soggettivo) e come rappresentazione (da un punto di vista sensibile).
Se chiudi gli occhi non esiste neppure la luce, se chiudi le orecchie non esistono neppure i suoni; se poi togli il naso, la pelle e la lingua non esiste più nulla?

Il punto è che è esistita un'arte prima della prospettiva e dopo la comprensione della prospettiva, è esistita un'arte prima della comprensione della mescolanza sottrattiva e un'arte dopo la comprensione della mescolanza sottrattiva (non parlo di descrizione formale bensì di comprensione) ma chiedo: l'arte successiva a queste introduzioni di coscienza collettiva è la stessa arte di prima?
La comprensione dell'uso della realtà è Arte, ti ricordo che i primi scienziati erano Artisti perché le pulsioni che guidano l'indagine degli Artisti sono le stesse che guidano l'Uomo nella comprensione di tutti gli aspetti della realtà.
La divisione tra Arte e Scienza è arbitraria e pone dei confini che non esistevano nel passato e che limitano in maniera intollerabile l'intelligenza.

Tu scrivi:
"Gli effetti cromatici di luce colorata, perché trasmessa da oggetti che chimicamente sono composti da elementi che la fanno riflettere già in partenza di altro colore, è ovvio che trasformino il colore stesso di un oggetto visto dalla luce naturale diverso"
Non è affatto vero e scontato, una stessa identica sostanza chimica posta in due zone diverse può diventare estremamente diversa.
Subentra un fenomeno noto, dovuto alla mutua induzione delle sostanze che non permette una conclusione banale.

Scrivi inoltre:
"Questi particolari effetti cromatici sono interessanti, ma fine a se stessi, nulla provano di diverso da quello che già si sa sul colore e nulla creano di nuovo nell'arte."
Scrivi questo mostrando di non aver capito.
TU artista di fronte ad una tela puoi dominarla scegliendo di generare tutta la gamma dei colori visibili GRAZIE ad una descrizione teorico/pratica che altri (Artisti immensi) hanno creato e condiviso per TE.
Ora quella descrizione teorico/pratica portata in un dominio più ampio fallisce e occorre che la conoscenza acquisisca nuova coscienza per dominare questo nuovo dominio.
L'ignoranza è nemica di una certa concezione dell'Arte mentre va a braccetto con altre forme di concezione dell'Arte.
Personalmente preferisco una idea di Arte contenutistica (e di ricerca) ad una di semplice testimonianza semplicemente per una potenzialità maggiore.


Non connesso
 Profilo  
 
 Oggetto del messaggio: Re: Sulla teoria dei colori in generale
Messaggio da leggereInviato: 07/06/2014, 15:34 
Avatar utente

Iscritto il: 13/07/2011, 20:31
Messaggi: 585
BATT
Ok, mi arrendo e poi hai ragione, qui si sta teorizzando.Quindi ben vengano le teorie psicologiche, gli effetti della psiche sul colore, e chi più ne ha più ne metta

ginogost
Quanto a Goethe, il suo operare si basa sul contrasto tra luce e materia, luce e oscurità.
Il classico esempio: vediamo la luce del cielo blu, ma al tramonto vediamo il rosso. Il rosso è quando abbiamo l'oscuro davanti alla luce (nel caso, densa atmosfera ed umidità davanti alla luce del tramonto). Il blu è quando abbiamo il chiaro davanti all'oscuro (la luce del cielo, che si vede proprio perché c'è una atmosfera, davanti al buio del cielo quale sarebbe quello visto dalla luna, per esempio).
Infatti, è anche utile ricordare che la luce solare non la vedi proprio durante il suo percorso , ma solo quando incontra la materia. Certo, la luce di per sé non si vede!

HF
In effetti già di suo la mescolanza sottrattiva (o additiva) non contempla diversi materiali: oltre a quelli citati ci sono tutte le superfici trasparenti e in questa categoria poi esistono le importanti superfici trasparenti polarizzate che sembrerebbero invece riguardare la natura ondulatorie della luce.

ginogost
Avrei bisogno che tu spiegassi meglio questo concetto e questi termini, grazie.

HF
In effetti ho concentrato in 2 righe un po' di concetti dando per scontato un po' troppe informazioni
La mescolanza (o sintesi) sottrattiva riguarda la miscelazione di pigmenti colorati, è basata sui 3 primari (cyano, magenta e giallo) 3 secondari (ottenuti miscelando a coppie i primari) e i terziari (ottenuti miscelando un secondario con un primario). La mescolanza sottrattiva è quella che usa il pittore per dominare i colori sulla tela.
La mescolanza (o sintesi) additiva riguarda la sovrapposizione di fasci luminosi, è anch'essa basata su 3 primari, 3 secondari e i terziari. Primari, secondari e terziari sono diversi dalla sintesi sottrattiva ma da un punto di vista puramente formale è analoga alla mescolanza sottrattiva.
Quello che voglio dire che se rappresentiamo i colori con dei nomi convenzionali e facciamo uno schemino delle trasformazioni i due sistemi sono identici, cambiano i colori ma da un punto di vista matematico/formale sono equivalenti.

In realtà sintesi additiva e sintesi sottrattiva sono due espressioni che si riferiscono a fenomeni della realtà completamente diversi, addirittura appartenenti a domini diversi.
La mescolanza sottrattiva avviene nel campo fisico e produce i suoi effetti prima ancora che lo stimolo arrivi all’occhio.
La mescolanza additiva riguarda invece la fisiologia perché avviene all’interno dell’occhio, nella retina.

Quando dicevo che questa descrizione 'non contempla diversi materiali' volevo intendere che sintesi sottrattiva e additiva sono modelli con qualche vincolo (e quindi qualche eccezione). Per esempio ci sono vincoli di temperatura ove il modello sottrattivo lavora, ci sono vincoli chimici (in caso di reazione chimica tra i materiali non è detto che il modello funzioni) ecc. ecc.
Anche per il modello additivo ci sono vincoli legati alle lunghezze d'onda dei colori (quando arrivi alle lunghezze d'onda ai bordi dello spettro il modello non funziona).

Poi esistono le sostanze trasparenti, semi-trasparenti, i metalli, i vetri polarizzati ecc. dove questi modelli proprio non sono adatti per una descrizione dei fenomeni. Questo perché si entra in un dominio dove la fisica dei materiali e l'ottica delle luci non sono pienamente separabili.
La questione è logicamente semplice: un modello descrive l'esperienza sui materiali, il secondo descrive l'esperienza sulle luci. Nessuno dei due riguarda la linea di confine dove non si sta parlando solo di materiali e non si sta parlando solo di luci.

L'accenno alle superfici trasparenti polarizzate e alla natura ondulatoria della luce riguarda il fatto che la teoria che riguarda queste superfici usa una descrizione ondulatoria della luce e la polarizzazione riguarda il taglio di certe lunghezze d'onda della luce lasciando inalterate altre.
......................
Dove la teoria è mancante
Questa opera illuminata a sinistra di luce solare e a destra di luce nera mostra dove la teoria del colore è carente, mi spiego meglio:
Le leggi di mescolanza sottrattiva aiutano i pittori a dominare i colori sulla tela, le leggi di mescolanza additiva descrivono le variazioni di colori dei fasci di luce sovrapposta.
Ma nulla descrive la miscelazione necessaria per ottenere questo gioco di Wdivergenze, nell'opera di notano:
- rossi che diventano blu
- rossi che diventano azzurri
- rossi che diventano verdi
- rossi che diventano neri
- rossi che diventano grigi
- rossi che rimangono rossi

Sarò monotono ma la questione delle variazioni dominate non è puramente una ricerca di materiali (questa sostanza rossa diventa blu, quest'altra sostanza rossa diventa nera, ecc.) perché esiste una problematica legata al controllo del tono, allo spostamento di un certo rosso (chimicamente identico) in colori molto differenti miscelandolo con sostanze neutre dal punto di vista della resa sotto luce solare.

Quello che voglio dire è che senza una descrizione teorica del comportamento di questi fenomeni non si può ottenere una pratica in grado di garantire una biiezione tra desiderio dell'autore e risultato sulla tela.


Non connesso
 Profilo  
 
 Oggetto del messaggio: Re: Sulla teoria dei colori in generale
Messaggio da leggereInviato: 07/06/2014, 15:36 
Avatar utente

Iscritto il: 13/07/2011, 20:31
Messaggi: 585
Oso lanciare una questione enorme, quella del fotone, ossia dell'unità minima di luce.
La quale o è un'onda o è un corpo, questo il problema classico, attualmente risolto in maniera secondo me provvisoria ed incompleta, ed anche paradossale, con la formula che "è tutt'e due".
La premessa è che non ho formazione e cultura specifica sufficienti ad approfondire la cosa come vorrei. Ma qualcosa capisco, ed ho avuto ampia occasione di parlare di una teoria, cui ora accennerò, con il suo creatore, persona che ha anche avuto i suoi riconoscimenti in campo scientifico. Mi esprimo in termini quanto più possibile terra terra.

Dunque, prendiamo il fotone, ora concepito come un'onda che si muove su un piano, e diamogli una spinta iniziale -tecnicamente: SPIN, (anche definito come "momento angolare intrinseco"). Una specie di botta che fa muovere il fotone per così dire a spirale, nelle tre dimensioni. E se ricordiamo che cosa avviene quando si faccia ruotare, lanciandolo in rotazione, un bastone con una estremità nodosa e l'altra sottile, possiamo capire come questa spinta possa generare un movimento a sezioni irregolari, proprio come irregolare è il movimento del punto esterno di un cerchio allorché crea una cicloide (per es. la valvola della bici, che quando è in alto viaggia a velocità doppia rispetto al mozzo, quando è in basso è per un attimo ferma - anzi, essendo interna al cerchio massimo dello scorrimento, cioè il copertone, torna addirittura indietro!).
Ne consegue che la velocità della luce è una velocità media, il singolo fotone andrebbe avanti, per semplificare, a scatti, come la valvola nella cicloide - ma a tre dimensioni.
Con mille conseguenze che, se c'è interesse, vedremo di analizzare. Ora ne cito una, sotto forma di domanda: come mai la vetrina oscura che ci fa da specchio non riflette tutti i fotoni - come invece fa, quasi perfettamente, per il momento diciamo così, lo specchio del barbiere. E infatti, alla vetrina oscura vediamo un quasi fantasma, poiché la percentuale di fotoni respinta è molto bassa.
Ma perché è bassa?
Con quale "criterio" alcuni fotoni - molti -vengono fatti passare e altri - pochi - vengono invece respinti? La scienza non lo specifica.
Attenzione: se accettiamo invece quanto detto sopra sulla velocità della luce come media dei comportamenti del fotone, la risposta appare semplice: passano i fotoni che nel momento dell'impatto andavano velocemente, vengono respinti quelli che in quel momento e punto viaggiavano lenti, come la valvola della bici allorché è vicina al suolo.

Io trovo tutto ciò straordinario e gravido di conseguenze-


Cita:
Citazione:
Originalmente inviato da batt
Vi siete andati a impelagare in una bella avventura..però accanto alle varie teorie del colore più o meno accettabili dovete necessariamente accostarvi anzi, studiare bene tutto ciò che riguarda il nostro occhio.Come funziona, come "legge" i colori ecc ecc, altrimenti ogni teoria sul colore è e rimarrà sempre incompleta.Auguri...

Sull'argomento occhio, ho già accennato al fatto che la produzione dall'interno di un colore complementare è indispensabile alla visione dei colori, e corrisponde in tutto e per tutto alla pressione che si ha sul dito quando tastiamo un oggetto per conoscerlo: le valutazioni non vengono fatte sull'oggetto ma sulla pressione percepita, nei suoi vari aspetti qualitativi (liscio, caldo, doloroso ecc) e quantitativi. Così, quando produciamo il rosso vediamo il verde. Quando sentiamo una pressione percepiamo in negativo/complementare il corpo esterno.
Per dire che il principio di tutte le attività sensorie - mettici dentro il gusto, l'odorato ecc - è il medesimo: l'organo non "trasmette" le informazioni, è la modificazione dell'organo che viene percepita come informazione, tanto più ricca quanto più l'organo è specializzato (si pensi alla differenza tra un critico musicale ed un analfabeta musicale).
Il che non significa che "tutto sia soggettivo", perché la sbarra di metallo in testa fa male a tutti . Significa che abbiamo strumenti simili o identici e che imparando ad usarli aumentano le conoscenze, mentre le carenze fisiologiche, i danni e le patologie non inficiano il "sistema", ma ne confermano anzi la correttezza: la modificazione dello strumento altera la percezione.
.........
Aggiungerei qualcosa sulla questione dei fotoni con spin. E' lecito pensare che la scomposizione della luce incontrando il prisma NON implichi affatto che la luce sia composta dei vari colori che allora si rivelerebbero, ma che essa dipenda dal differente momento (nel senso della fisica, cioè posizione e movimento) con cui i fotoni, casualmente distribuiti, impattano sul prisma stesso.
E' evidente che qui si rivaluterebbe la teoria di Goethe sul rapporto tra luce ed oscurità.
Pregherei di rivedere i vari esperimenti, citati o non ancora citati, per vedere se sono davvero interpretabili secondo questa visione. Tra l'altro, ricordo che il movimento irregolare dei fotoni si svolge in una specie di spirale, il che annullerebbe la necessità di immaginare nella luce bianca l'esistenza di onde di differente lunghezza per giustificare la scomposizione e l'angolatura, in quanto nella terza dimensione è possibile una varietà di angoli di incidenza.
Ecco perché sostenevo che per me il colore è luce deviata.


Non connesso
 Profilo  
 
 Oggetto del messaggio: Re: Sulla teoria dei colori in generale
Messaggio da leggereInviato: 07/06/2014, 15:39 
Avatar utente

Iscritto il: 13/07/2011, 20:31
Messaggi: 585
HF
Io credo che mi padre ti direbbe che hai assolutamente ragione quando parli di prisma e interpretazione del fenomeno. Anche lui era convinto che Goethe avesse visto giusto.
Se hai notato nelle foto che ho postato del prisma vengono forniti spettri a 1,2,3,4 colori: è sufficiente modificare l'angolo di incidenza della luce (ruotando il prisma) per ottenere da 1 a 4 colori.
Però attenzione che non si ottengono tutti i colori cambiando angolo, ma solo questi (i colori primari), quindi si è importante il momento ma è evidente che anche qualche altro fenomeno ulteriore occorre considerarlo, altrimenti vedremmo solo questi colori.

Parlando di altri esperimenti interessanti possiamo ricordare il cerchio colorato che fatto girare diventa bianco (ma anche su questo serve letteratura perché per esempio per ottenere il bianco basta un cerchio colorato con 2 complementari e si può produrre l'esperimento con un numero di colori arbitrario e diverso da quello normalmente specificato).

Luce e oscurità sono due categorie dello spirito che andrebbero precisate meglio per un approccio scientifico, anche secondo mio padre sono solo due le componenti della luce a cui lui dava due nomi assolutamente neutri.
Purtroppo qui entriamo in un ambito al confine tra scienza, arte e filosofia su quale è facile scivolare, obiettare, disquisire, affermare e contro-affermare.

Il punto è che probabilmente la descrizione della realtà della luce e dei colori può venire affrontata da angolazioni diverse, con approcci diversi e con teorie diverse, tutte limitate e con carenze: io credo che nessuna teoria spieghi veramente fino in fondo la natura di colori e luce.

Io naturalmente non ho risposte e in realtà non ho seguito mio padre nella sua visione assolutista dove invece le risposte (a suo giudizio) erano tutte chiare.

Mi sono rimaste però alcune domande da porre e mi aspetto nel tempo di approfondire la conoscenza su alcuni aspetti particolari connessi al colore senza arrivare a dare giudizi generali o assoluti o definitivi.
...
anche il funzionamento dell'apparato ricevente è importante. Da un punto di vista concettuale però occorre astrarre alla realtà esterna e magari considerarla complementare a quella interna.
E' un po' come fare i conti usando le tabelline del 10 e poi naturalmente sapere che funzionano anche quelle con base diversa da 10.

BATT
Non parlo della percezione dei colori ma proprio del funzionamento dell'occhio.Cosa c'è dentro l'occhio? Come funziona oggettivamente (varie parti dell'occhio e loro funzione)?Come viene percepita l'immagine dall'occhio?Rovesciata?Dritta? Che gamma di colori riusciamo a vedere? questo è l'abc.Poi ci si addentra e son dolori...

ginogost
chiariamo con Wikipedia qualcosa sulla luce nera, che magari è meglio per tutti, va'.
Cita:
Citazione:
Per Lampada di Wood (dal nome dello scienziato statunitense Robert Williams Wood) o luce nera (Luce di Wood o Black light in Inglese) si intende una sorgente luminosa che emette radiazioni elettromagnetiche prevalentemente nella gamma degli ultravioletti e, in misura trascurabile, nel campo della luce visibile. In molti campi la Lampada di Wood è anche detta semplicemente "lampada UV".

L'invenzione e la conseguente prima realizzazione di un dispositivo in grado di emettere radiazione di questo genere si deve a William H. Byler.

Realizzazione

Una lampada di Wood può essere realizzata con gli stessi processi di costruzione di una lampada fluorescente, con la differenza che il vetro del tubo non è rivestito internamente con polvere fluorescente, ma può essere o colorato di blu o viola scuro tramite ossido di nichel, oppure totalmente nero. Il suddetto vetro è chiamato vetro di Wood. Se il vetro è colorato, ma comunque trasparente, gli ultravioletti che possono essere dannosi sono bloccati, ma viene fatta passare un po' di luce visibile per capire se la lampada è in funzione o no; un vetro totalmente nero, invece, non lascia passare neanche la luce visibile e non vi è modo di capire se la lampada stia funzionando, se non tramite il fenomeno della fluorescenza nei pressi di essa.

mpieghi
Banconote e documenti spesso incorporano pigmenti fluorescenti eccitati dai raggi UV.

Una lampada di Wood produce luce non direttamente visibile dall'occhio umano; tuttavia può essere impiegata per illuminare materiali su cui una radiazione ultravioletta induce effetti di fluorescenza e fosforescenza. Possibili applicazioni di queste proprietà si hanno nella lotta alla falsificazione delle banconote, tramite l'utilizzo di verifica banconote o nella ricerca di fessure in strutture metalliche rivestite di materiale reattivo ai raggi UV.

Un diverso campo di impiego si ha nella individuazione di macchie da liquidi organici non visibili a occhio nudo.

In medicina la lampada di Wood può essere impiegata per evidenziare alcune infezioni da funghi, pitiriasi versicolor da Malassetia furfur, patologia che evidenzia una fluorescenza gialla, e diverse altre malattie a carico della pelle, ad esempio la vitiligine, con fluorescenza bianca.

In microbiologia la lampada di Wood può essere impiegata per la lettura e il conteggio di colonie e pozzetti da terreni di isolamento per i batteri che alla luce UV risultano fluorescenti [1].

In paleografia la lampada viene spesso impiegata per identificare simboli o lettere su pergamene o papiri altrimenti illeggibili a occhio nudo.

In merceologia alimentare la lampada è usata per rilevare la infestazione da funghi di prodotti alimentari.

In restauro viene utilizzata perché la fluorescenza ultravioletta è immediatamente visibile: le vernici risultano opalescenti, biancastre. Tale lampada individua la presenza di vari colori, tra i quali il verderame che, attraverso la lampada, appare diverso dalle ridipinture, con le quali talvolta può essere scambiato.

Alcuni pigmenti fluorescenti sono utilizzati, con scopi di sicurezza anticontraffazione, a partire dagli anni sessanta, per la fabbricazione della carta da destinare alle carte valori e ai francobolli; tali pigmenti sono resi fluorescenti dalla lampada. In filatelia viene utilizzata la lampada di Wood per verificare appunto il tipo di carta dei francobolli e distinguere le varie emissioni a seconda della loro fluorescenza.

Nelle discoteche e nei luna park, le lampade di Wood sono ampiamente usate per scopi ludici, creando effetti di fluorescenza su vestiti (spesso il candeggio è ottenuto con prodotti fluorescenti), occhi e denti (contenenti fluoro).


Non connesso
 Profilo  
 
 Oggetto del messaggio: Re: Sulla teoria dei colori in generale
Messaggio da leggereInviato: 07/06/2014, 15:41 
Avatar utente

Iscritto il: 13/07/2011, 20:31
Messaggi: 585
ginogost
Da quanto sopra, a tutta prima, pare di capire che le radiazioni ultraviolette penetrino nella materia mettendola in movimento/reazione, e questo sarà diverso a seconda del materiale "eccitato". Non si tratta dunque di luce deviata, per usare i miei termini , bensì di luce/vibrazioni visibili emesse dalla materia stessa. Similmente, ma non troppo, se vogliamo, una forte presenza di infrarossi (calore) può incendiare una carta, che allora emetterà anche una luce (il fuoco) (si tratterà di una litografia di Migneco )
Questo può venir messo in realzione con la capacità della lunghezza d'onda ultravioletta, che ha molta energia, di penetrare oltre la superficie della materia. Ma siccome anche l'infrarosso penetra, riscaldando la materia, il discorso andrà approfondito.
La radiazione visibile, per contro, viene deviata nell'incontro/scontro con la superficie, che non è mai perfettamente liscia, e dunque, secondo me, "frantuma" il raggio incidente secondo la qualità della superficie stessa (lucida, opaca ecc) e secondo, ovviamente, l'elemento pigmentante che c'è in essa.

Peraltro, se cerchiamo di immaginare la zona di confine della materia, per esempio rispetto all'aria, più la ingrandiremo e più essa ci apparirà frastagliata (un po' come nelle carte geografiche, dove la costa risulta appena curva in scala 1:800.000, ma in scala 1:20.000 sono invece visibili piccoli golfi, insenature, asperità ed altre irregolarità.
Un effetto analogo si ha con la superficie del mare riflettente il sole: più ce ne allontaniamo e più il riflesso diviene unitario, in rapporto ad una superficie che, a livello macroscopico, da lontano, per esempio su un alto promontorio, appare perfettamente liscia, mentre da vicino (dalla barca) mostra costantemente onde di vario tipo.

Rispetto alla lunghezza d'onda della luce, moltissime superfici risultano certo frastagliate. I fotoni vengono riflessi solo in parte, in parte assorbiti. Ma perché non vediamo tutto come luce più o meno forte, cioè come in un film in bianco e nero? Se si strattasse solo di un fatto quantitativo, questo dovrebbe accadere.
Invece vediamo dei colori, che nella luce incidente non c'erano!

Naturalmente so che la scienza oggi dice che c'erano, tutti mescolati, e che la superficie ne riflette solo una parte, quelli verdi, per esempio. Io invece ritengo, come dicevo, che i raggi riflessi dalla foglia diventino verdi con la riflessione, che ne modifica il movimento sotto spin.
E' un po' come se degli omini magri cercassero di passare in corsa per una cancellata a sbarre larghe. Alcuni passano indenni, altri invece "rimbalzano" indietro ammaccati (rossi ). Ma in origine erano tutti uguali. La cancellata NON ha separato i rossi dagli altri, ma li ha resi rossi in funzione di come è fatta in rapporto con il flusso degli omini.
...
Aggiungo che poco vale obiettare che il cane, per esempio, non vede certi, o tutti i colori (non lo so, non importa, è solo un esempio).
Questo ha a che fare con la specializzazione dell'apparato ottico nella specie. Semplicemente il cane non ha lo strumento fisico per percepire tutte queste variazioni e tonalità di colore.

Infatti si dice: dipingi come un cane :mrgreen:

BATT
Alcune puntualizzazioni sul funzionamento dell'occhio che credo sia elemento non trascurabile per capire che il colore in realtà non esiste cani o non cani e dunque le varie teorie sui colori sono molto discutibili anche se possono avere fondamenti di verità.Spiego di seguito il perché ma leggete adagio e non saltate righe
Lasciamo perdere una spiegazione dettagliata di come è formato l'occhio, la cornea, il cristallino, la retina e il corpo vitreo perché poi si discuterebbe di anatomia e non sarebbe il caso e neppure ho la preparazione per affrontare esaustivamente l'argomento.Invece concentriamoci su come viene filtrata la luce dal nostro occhio e cosa riceve il nostro occhio.La luce attraversa la cornea, pupilla, cristallino e corpo vitreo e va diritta alla retina generando appunto gli stimoli visivi.Dunque la luce passa attraverso diverse parti fisiche del nostro occhio.Ma cosa vede in realtà? La luce, che alla retina genera stimoli visivi li trasforma nuovamente in impulsi elettrici che trasportati dal nervo ottico vanno al cervello che li interpreta. Sono un bel po' di passaggi, anche se avvengono alla stessa velocità della luce, o quasi.Qualunque "manipolazione" della luce crea al nostro occhio una messa a fuoco "difettosa", anche se non sarebbe il termine giusto, ma non so come spiegarlo semplicemente in altro modo, ma salto questo argomento che non c'entra con quanto sto spiegando.
Il nostro occhio quindi non identifica esattamente il mondo esteriore come è nella sua oggettività ma lo elabora.La nostra percezione visiva non è altro che una simulazione ricostruttiva generata dal cervello, dalle interazioni tra noi e l'ambiente che ci circonda.Quindi non vediamo il mondo così come realmente è e neppure il mondo è colorato così come lo percepiamo ma la struttura umana del nostro occhio lo fa apparire più o meno a tutti colorato nello stesso modo (tranne difetti dell'occhio che ci fanno percepire i colori diversamente dagli altri umani o addirittura non vederli proprio).La visione del colore è quindi un fenomeno molto complesso nel quale intervengono quattro elementi fondamentali: la radiazione luminosa, la composizione chimica dell'oggetto illuminato e la sua struttura materica e le relazioni tra occhio e cervello.
Per quanto poi riguarda le relazioni tra occhio e cervello è da tener presente che la percezione visiva dipende anche dalla nostra capacità di formare e memorizzare immagini il cui ricordo influenza la nostra percezione e quindi anche il formarsi di un ricordo "colorato".Ho cercato di essere semplicissimo.
Vabbè, mi fermo qui.


Non connesso
 Profilo  
 
 Oggetto del messaggio: Re: Sulla teoria dei colori in generale
Messaggio da leggereInviato: 07/06/2014, 15:44 
Avatar utente

Iscritto il: 13/07/2011, 20:31
Messaggi: 585
HF
Cita:
Citazione:
Originalmente inviato da batt
Alcune puntualizzazioni sul funzionamento dell'occhio che credo sia elemento non trascurabile per capire che il colore in realtà non esiste

Il colore non esiste così come non esiste il tavolo che è qui davanti.
Infatti se cambio prospettiva il tavolo non è altro che un insieme di atomi.
Anzi non esistono neppure gli atomi perché sono un insieme di protoni e neutroni, anzi non esistono neppure protoni e neutroni perché ecc. ecc.
In realtà il colore esiste nella misura in cui lo percepiamo nel nostro apparato ottico esattamente come esiste il tavolo nella stessa misura in cui lo percepiamo sempre nel nostro apparato ottico.
Non c'è ragione particolare per sostenere che una organo di senso (l'occhio) sia 'fasullo', nessuna in più o in meno del sostenere che sia fasullo il tatto o il riconoscimento della forma. Sostenere che il colore non esiste solo perché analizzandolo con un marchingegno (il prisma per esempio) o facendoci delle sperimentazioni ci presenta realtà diverse è equivalente a dire che non esiste la musica perché in realtà la musica sono solo delle vibrazioni dell'aria.

Cita:
Citazione:
Originalmente inviato da batt
La visione del colore è quindi un fenomeno molto complesso nel quale intervengono quattro elementi fondamentali: la radiazione luminosa, la composizione chimica dell'oggetto illuminato e la sua struttura materica e le relazioni tra occhio e cervello.
Per quanto poi riguarda le relazioni tra occhio e cervello è da tener presente che la percezione visiva dipende anche dalla nostra capacità di formare e memorizzare immagini il cui ricordo influenza la nostra percezione e quindi anche il formarsi di un ricordo "colorato".Ho cercato di essere semplicissimo.

La mente dell'uomo crea dei modelli, in questo modelli il comportamento interno del modello viene separato dal resto (la realtà esterna) e l'indagine umana tende a riconoscere delle strutture di comportamento e descriverle quando possibile con equazioni matematiche o comunque con regole pratiche (leggi) stabili nel tempo e ripetibili nella esperienza.

Il punto è che la teoria del colore separa nettamente il comportamento della mescolanza dei colori dei pigmenti nel modello detto sintesi sottrattiva dal comportamento dell'apparato ottico sollecitato dalla luce nel modello detto di sintesi additiva.

Questi modelli funzionano bene (separati) se la sorgente luminosa è quella solare, ovvero entro certe lunghezze d'onda.

In queste lunghezze d'onda la teoria del colore non vuole dare una spiegazione di cosa siano i colori o cosa sia la luce, semplicemente detta certe regole di comportamento stabile nel tempo e replicabile in luoghi diversi e condizioni diverse.
Queste regole sono utili, per esempio per il tipografo che è in grado di effettuare le stampe a colori grazie a regole derivate da queste, sono utili all'imbianchino per riprodurre i colori desiderati nelle pareti dell'appartamento, sono utili all'artista per dominare le variazioni di tono e colore sulla tela.

Fuori da queste lunghezze d'onda (nel campo ultravioletto o nel campo dell'infrarosso) queste regole non funzionano più e non sono quindi utilizzabili per produrre stampe colorate sotto ultravioletto o sotto infrarosso costanti nel tempo e riproducibile in tutte le tipografie; non sono utilizzabili da un imbianchino che debba dipingere di un certo colore richiesto dal committente su una parete di una discoteca illuminata di luce nera; non sono utilizzabili dall'artista per dominare le variazioni di tono e colore sulla tela illuminandola prima di luce solare o poi di luce nera o viceversa.

Dirò di più, si sta parlando del campo ultravioletto come se fosse eventualmente uniformabile in un unico modello di comportamento, in realtà ci sono sotto-campi del dominio ultravioletto dove i fenomeni fosforescenti e luminescenti sono molto più evidenti che nel resto del campo ultravioletto.
Cioè la luce ultravioletta vicino alla lunghezza d'onda attorno ai 365nm risponde meglio rispetto sempre alla luce ultravioletta lontana da questa lunghezza d'onda.

Riguardo all'occhio è chiaro che esso ha la sua importanza.
Infatti usando l'occhio come strumento di misura esso risponde non con un valore (come fa il metro con la lunghezza del tavolo) bensì con i colori per misurare la (impropriamente) 'quantità di luce'.
Questo strumento di misura naturale (sto parlando sempre dell'occhio) ha un suo dominio di funzionamento connesso all'evoluzione umana che lo porta a funzionare costantemente e invariabilmente (parlo di occhio sano) nella lunghezza d'onda della luce solare e meno bene fuori da questo dominio.

ginogost
Caro coraggioso batterista
già la splendida risposta di Holly ha chiarito più cose
ma io mi voglio soffermare ora su un punto fondamentale
un punto, purtroppo, sul quale la filosofia ha sbattuto la testa per secoli
e che tu invece dai per tranquillamente acquisito.
Eh già, la tua è la posizione kantiana
quella che ancor oggi domina e distorce la nostra conoscenza
tanto che certi "scienziati" han potuto attribuire a degli oggetti o piante o organi
intenzioni, scopi, che invece sono soltanto umani.
Ma su questo mi fermo, linguaccia mia ...,
e torno a quell'unico punto:
l'occhio non identifica esattamente il mondo esteriore come è nella sua oggettività :
ma se tu conosci solo con occhi, orecchie ecc.
con quale diritto puoi affermare che esiste un mondo oggettivo esteriore
oggettivo, cioè con caratteristiche note e precise
te l'ha detto la mamma?
ah no, scusa,
questo mondo sarebbe inconoscibile, lo dice pure Kant,
dunque, è esterno, inconoscibile, ma tu lo presupponi, lo dai per certo
però, ripeto, lo conosci solo con i tuoi sensi.
Più metafisico di così ...

Sai bene che è una vecchia contraddizione. Dal mio (e non solo) punto di vista è stata superata. Non devi immaginarti un doppio esterno rispetto a quello che hai in testa. L'errore sta lì, ma è difficile da capire, come per un novantenne imparare per la prima volta una lingua diversa da quella materna. Anzi, addirittura poterne concepire l'esistenza. Una rosa è una rosa è una rosa ...
Tutto quello che conosci, osservi, subisci, cataloghi, è il prodotto del tuo operare verso l'esterno, con i tuoi sensi, ma anche con il tuo pensare e con la tua ragione. Perciò della stessa immagine talora dici che sono degli alberi, talora che è un bosco: hai operato in modo differente verso l'esterno.
Non hai il diritto di dire che c'è una realtà esterna inconoscibile. Puoi invece dire: questo conosco perché così ho operato. Altri lo chiamano modello (Holly), io tendenzialmente no, perché temo riporti alla visione kantiana.
Abbiamo esagerato? Torniamo ai colori?
I colori sono come il dolore. Un ago mi punge e io sento il dolore. Tu mi dirai che non esiste perché un terzo non lo può conoscere, il mio dolore. Ma per quanto siamo fatti uguali, il (mio) dolore lo provi anche tu con lo stesso ago. Esiste perché è nella mia esperienza (operativa), è nella tua esperienza, e prevede anche un inquadramento mentale, una definizione, che è attività di pensiero (sennò non potremmo parlarne).
Il dolore, il colore, esiste non nell'ago, non nella pelle, ma, diciamo così, nell'anima, nella mia attività riunificatrice. A partire dall'incontro con quanto è fuori di me. Che, se ci pensi, comprende anche il mio corpo fisico ...


Non connesso
 Profilo  
 
Visualizza ultimi messaggi:  Ordina per  
 Pagina 1 di 2 [ 13 messaggi ]  Vai alla pagina 1, 2  Prossimo

Tutti gli orari sono UTC + 1 ora


Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite


Non puoi aprire nuovi argomenti
Non puoi rispondere negli argomenti
Non puoi modificare i tuoi messaggi
Non puoi cancellare i tuoi messaggi
Non puoi inviare allegati

Cerca per:
Vai a:  
cron
phpBB skin developed by: John Olson
Powered by phpBB © 2000, 2002, 2005, 2007 phpBB Group


Creare forum
Traduzione Italiana phpBBItalia.net basata su phpBB.it 2010