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 Oggetto del messaggio: FdL: pensare, pensieri e pensato.
Messaggio da leggereInviato: 25/08/2012, 13:33 
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Da uno dei nostri lettori ho ricevuto la mail che segue (ovviamente purgata dei riferimenti personali), cui si sono succedute altre lettere. Ho chiesto all'amico, che nel frattempo si è iscritto al forum, di spostare la discussione qui, aprendola così a tutti: nelle more ci penso io, sempre disponibile a cancellare e\o modificare.
Voglio sottolineare quanto da lui specificato, e cioè
Cita:
NON mi interessa interfacciarmi al forum, nel quale mi sono anche iscritto, di antroponordest, in quanto non vorrei portare una brezza polemica che poi non aiuta nessuno.
Poiché sono convinto che sinora siamo riusciti a contenere la diversità di opinioni in civile discussione, e che la polemica personale non interessi a nessuno, ottenuto il relativo permesso, ecco dunque, un po' ridotto, il suo primo intervento (evidenziazioni mie):

Cita:
Ho letto i tuoi interessanti appunti su antroponordest su FdL; se vuoi posso solo dirti cosa ne penso a riguardo di quando parli di pensiero e pensare e pensato. Il pensato è il participio passato (oddio la grammatica!) di pensare; il pensare crea in tempo reale i pensieri, i quali si depositano poi nel passato come "pensato". Ora secondo me ciò che avviene contestualmente o quasi (ossia il "pensare" ed io "pensieri") sono esse due diverse cose (non pensare/pensiero da una parte e pensato dall' altra!). Ossia il pensiero è già un oggeto osservabile (volendolo) rispetto al "pensare" che invece è la vera attività, creatrice del pensiero; e pertanto inaccessibile ad ogni tipo di osservazione! Noi osserviamo il "pensiero" e sappiamo che dreriva dall' attività inosservabile del "pensare", che però sappiamo essere l' origine del pensiero stesso! Un attimo dopo il nostro osservabile "pensiero" è già diventato un "pensato"; ma non c'è sostanziale differenxza tra "pensiero" e "pensato
" (entrambe ogetti osservabili), mentre c'è e grossa tra questi ultimi ed il "pensdare" quale attività.
Ecco perché quando ti dici in leggero disaccordo con Steiner secondo me non hai colto bene; perché tu pensi di poter osservare quanto il pensiero (confondendolo però con l' attività del pensare) ed il pensato; è chiaro che noi possiamo avere un "pensiero" sul "pensato" ed allora è come dici tu: siamo ad osservare entrambe; ma non è questo che dice Steiner secondo me; "pensiero e pensato" sono della stessa categoria: osservabili; mentre il "pensare" quale attività da cui deriva il presente pensiero ed il passato penssato, è inaccessibile all' osservazione.Infine avrei da risponderti anche all' errore riportato nella frase di Schopenhauer; ma se ti fa piacere alla prox mail!



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 Oggetto del messaggio: Re: FdL: pensare, pensieri e pensato.
Messaggio da leggereInviato: 25/08/2012, 14:04 
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Questa è stata la mia risposta
Cita:
Ciao. Quello che tu dici su pensiero, pensato e pensare lo comprendo anch'io, è la normale interpretazione di RS. Credo che il tuo appunto riguardi il seguente inciso:

Cita:
(Mi sia permessa una osservazione personale “eretica”: secondo me, se spiego come funziona il pensare, è invece possibile, una volta che io ce l’abbia chiaro, osservarmi nel pensare in funzione, sdoppiarmi – sarebbe comunque una condizione particolare, eccezionale, e non è di questo che qui Steiner tratta).


Allora ti posso facilmente chiarire perché l'ho messo. Devi sapere - si comincia sempre così - che non ho mai amato molto la filosofia "ufficiale", la sento troppo parolaia per il mio carattere. Invece ho letto, studiato e poi conosciuto personalmente Silvio Ceccato, che certo non c'entra nulla con l'antroposofia, però ha fatto un grande lavoro proprio nel senso di eliminare gli arzigogoli dalla filosofia. Facendo ciò, cercando cioè che il discorso procedesse evitando definizioni in negativo - cioè non-definizioni - o irrimediabilmente generiche - e volendo veramente rispondere in positivo (cioè non come quelli che: che cos'è una bicicletta? R: serve per pedalare, per muoversi ... - Sì ma non ho chiesto a che serve, ma che cosa è), ecco, facendo questo Ceccato si è contrapposto praticamente a tutta la filosofia delle università, tanto che là dentro non lo hanno mai voluto, finché ha trovato un posticino in una università privata, mi pare la Luiss.
Detto troppo in sintesi, Ceccato risolve la dicotomia dentro-fuori (come fa quell'albero a essere sia fuori che dentro la mia testa? è lo stesso albero? ecc.), cioè il problema, storico e fondante per la filosofia, del raddoppio del percepito, con l'uso del concetto di operatività (linguistica operativa ecc., guarda su Wikipedia). Compio una operazione, che altro non è che un susseguirsi di fasi di attenzione applicata/staccata, ed ho il concetto dell'albero, che riguarda appunto non il dentro né il fuori, ma solo quell'operazione. Ugualmente, se faccio questo PER te, o se cadono le palline PER terra, non si tratta di 2 PER diversi, è lo stesso PER (parola che indica contatto multiplo), diversi sono i contesti e i contenuti. Questo perché, costruendo una specie di tabella di Mendeleev del linguaggio, o meglio, delle varie combinazioni possibili degli stati di attenzione del pensare, ogni parola - per ogni lingua - viene ad occupare un solo preciso posto, e corrisponde appunto ad una serie di operazioni che la mente compie, uguali per me e per te - e per tutti in una stessa lingua (da qui problemi di traduzione se questo fatto non è chiaro).
Certo non posso stringere qui Ceccato in due pilloline. Ma il succo è che lui ha appunto descritto come siano i processi della mente, come si combinano gli stati di attenzione (e così facendo si arriva ad una chiarezza di pensiero, ti assicuro, eccezionale). Pertanto, se in ciò vi è qualcosa di buono, e lo credo, non ci è più del tutto misterioso come operi il nostro pensare, e di conseguenza forse è possibile percepire il nostro modo di pensare stesso mentre è in atto. Solo perché questo in RS non c'era, non mi sento di escluderlo.
L'uso di modalità ceccatiane lo puoi forse percepire nel mio modo di esprimermi, ma forse anche, se ti interessa come medico, in Antroponordest, dove ho postato un mio studio sullo sbadiglio
viewtopic.php?f=44&t=91

Quanto al partecipare al forum, per come ti conosco, di polemiche tu non tendi proprio a crearne - immagino che tu ti sappia controllare :) .

Intanto, perché no?, fammi sapere se c'è qualche errore sulla frase di Schopenhauer, e precisami dove.


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 Oggetto del messaggio: Re: FdL: pensare, pensieri e pensato.
Messaggio da leggereInviato: 25/08/2012, 14:14 
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Iscritto il: 12/07/2011, 0:36
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L'ulteriore risposta del nostro iscritto (oramai), depurata solo di alcuni riferimenti personali (spero che le osservazioni che arriveranno possano aiutarmi in questa difficile disamina filosofica :? )
Cita:
Ciao! Intanto grazie per la risposta; a me interessa Steiner per quanto riguarda FdL; difatti sto appunto rileggendo e riflettendo su questo suo libro; tempo fa cercai di fare un analogo lavoro, che prima di tutto è di comprensione, cioè: che vuol dire con quanto egli scrive? sì, perché è un po' per addetti ai lavori, e qua le lauree sono altre e pertanto intanto è già una impresa cercare di capire che cosa vuol dire, per poi confrontarlo magari con il pensiero di altri ed alla fine
decidersi anche per una critica, più o meno corretta, ma che comunque individualmente ciascuno è portato a dover fare: ossia dare un proprio e singolare giudizio.

Devo dire che nel gruppetto antropo. sul quale si faceva questo lavoro sono venute fuori un sacco di paranoie: ma come? un commento e una interpretazione di Steiner? chi siamo noi per farlo? poi c'è chi cercava di vedere altri livelli (un pò come poi forse ha fatto Prokofiev col suo libro su FdL) ed allora... siamo veramente inadeguati!

MA secondo me se c'è un solo libro di Steiner che si apre a questo tipo di lettura e di comprensione e di critica e giudizio è proprio questo!
Infatti, non sono più di tanto interessato all' "altro" Steiner; quello cioè che diventa esoterico e chiaroveggente; questa NON è più, almeno per ora, il mio percorso; trovo infatti che ci sia un fidarsi di una persona che per quanto "fidata" e in buona fede, comunque evidentemente ha una fisiologia per supportare tale lavoro; insomma non è, per ora?, la la strada; ma se vuoi di ciò possiamo riparlarne.

Invece non conosco questo Ceccato e se hai dei riferimenti ai suoi lavori se vuoi puoi darmeli e ti ringrazio.
Anche a me sembra molto interessante il suo tipo di approccio.

Ultimanente ho letto due bellissimi libriccini della BIS edizioni, uno su Nietzsche ed uno su Spinoza (di Balthassar: utilissimo per chi non ha fatto studi di fisolofia e comunque ha interessi filosofici!); e devo dire che entrambi mi sono risultati molto interessanti; al punto che quando Steiner in FdL nelle prime pagine già critica Spinoza, ora, avendo conosciuto Spinoza e le sue idee, mi è sembrato che vi sia anche da controbattere! e se vuoi possiamo parlarne di ciò!

Ma la cosa che mi ha lasciato veramente più STUPITO!!!!!!!!! è stata la lettura di uno dei primi libri di Steiner su Nietzsche, ossia "Friedrich Nietzsche - un lottatore contro il suo tempo" - Tilopa edizioni; mi ha completamente meravigliato! non sembra neppure che sia stato scritto da Steiner (conoscendo poi i successivi suoi libri!), è scritto in un modo assolutamente scorrevole, con un linguaggio tale da essere come stato scritto in questi recenti anni; insomma, si legge in un fiato; ed è sorprendente, SOPRATTUTTO per quanto dice! e secondo me si trova anche una sorta di contraddizione col percorso che poi in seguito attuerà. Mah, non so' se tu questo libro l' hai letto; perché è interessante da molti punti di vista! è completamente diverso da ciascun altro libro scritto da RS.

Tra l' altro io mi sento assolutamente d' accordo con tutto quanto egli scrive! non solo, ad un certo punto riprende il filo della sua FdL, che aveva appena pubblicato, per cui si trovano anche degli agganci con questo suo precedente lavoro! utile quindi anche per la ulteriore comprensione di FdL!
Ora sono in ferie ed ho più tempo per studiare e dilettarmi di querste cose; poi sarà più difficile per me; ma se ti fa piacere e con tutta la calma del mondo, posso scriverti le riflessioni e le domande che mi sono posto dalla lettura di FdL; ovviamente mi fa molto piacere avere quelle che sono invece le tue riflessioni sempre a partire da quanto RS scrive!

Per quanto riguarda la frase di Schopenhauer, per ora senza aprire il sito, e andando a memoria, mi sembra che lui dicesse che non è possibile conoscere il mondo esterno e reale, in quanto essendo il mondo una SUA rappresentazione non gli è possibile accedere appunto al mondo reale, ma solo a quella che è SUA rappresentazione. Il libro FdL a cui faccio per ora riferimento (per segnalare le pagine a cui riferirsi) è oscar Mondadori tradotta da Bavastro; ma a casa (ora sono in vileggiatura) ho anche l' edizione "antroposofica".

Ho letto il tuo articolo sulo sbadiglio, già molto tempo fa. E per ora direi che è tutto!



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 Oggetto del messaggio: Re: FdL: pensare, pensieri e pensato.
Messaggio da leggereInviato: 25/08/2012, 14:28 
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Dopo una mia risposta che invitava ad aprire la discussione sul forum, l'amico ha lasciato ciò alla mia discrezione, aggiungendo

Cita:
ci sono punti in cui sarò leggermente "contra" RS, e so' per esperienza che certe letture fuori dal coro, possono disturbare a qualcuno; non ho lo scopo di ferire chi segue RS, ma di dire ciò che penso sì; non so se non vi saranno spunti di giudizio e critica che forse potranno dispiacere.

Insomma, ho fatto un po' il controcanto di FdL, quello che MAI si leggeranno dagli appunti del Buon Lorenzo Santi (fino a poco tempo fa mi arrivavano regolarmente le sue mail), di Archiati, di Lucio Russo.

Eppure... eppure secondo me, c'è dell' altro da dire, anche; su cui si può certamente ribattere. Insomma, vedi tu a seconda di quanto ti scriverò se sarà il caso o meno di inserire nel forum.


Come vedi, caro amico, non solo ho inserito, ma ti invito a farlo tu, direttamente. O al massimo a continuare a scrivermi indicando quello che vuoi sia postato - ma è più bello se fatto da te.
Come disse Voltaire, "tu non dici che baggianate e castronerie, ma io mi farò tagliare un ammenicolo a scelta piuttosto di permettere che tu venga zittito"; o qualcosa del genere :lol:


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 Oggetto del messaggio: Re: FdL: pensare, pensieri e pensato.
Messaggio da leggereInviato: 12/09/2012, 23:14 
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Iscritto il: 13/07/2011, 20:31
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Allegato:
Ambivalenti vaso profili.gif.png
Ambivalenti vaso profili.gif.png [ 3.21 KiB | Osservato 10086 volte ]
Ti dico subito che, purtroppo, non ho letto "Friedrich Nietzsche - un lottatore contro il suo tempo" e non l'ho nemmeno ancora acquistato. Pertanto forse altri potrà confermarti nelle tue sensazioni o contraddirle. Ma io no.
...
La critica di Steiner a Scopenhauer mi diverte, addirittura, perché evidenzia la difficoltà di base, quella che c'è sempre allorché si parta dall'errato assunto che esistano due tavoli, quello là fuori e quello dentro la mia testa. A seconda di come si cerchi di rimediare all'errore, nasce una nuova forma di filosofia, ma sempre ogni volta con la coda di paglia. Perché che il tavolo sia fuori è considerazione che nasce dopo, nel momento del distacco. Ma il primo momento della conoscenza non ha né dentro né fuori, è una fusione nella quale il pensiero poi pone delle discriminanti, separando - di solito - e scegliendo tra due alternative. Proprio come quelle figure in bianconero che posson essere viste sia come un vaso che come incontro di due profili (infatti, Ceccato parte da lì).


Credo che nel disegno non vi siano né i profili né il vaso, c'è solo del bianco e del nero. La forma la scelgo io, certo non arbitrariamente. Il lavoro del pensiero funziona tramite lo strumento, il braccio dell'attenzione. Della quale gli antroposofi dovrebbero interessarsi assai di più, per salvaguardare l'integrità della loro coscienza\conoscenza.

Qui di seguito altri due esempi. Sarebbe interessante osservarsi mentre si discrimina (e non corrisponde almeno un poco al pensare il pensare?)


Allegati:
Commento file: In questa immagine ambivalente compaiono un uomo che suona il sax e il volto di una donna
sax e donna.jpg
sax e donna.jpg [ 9.86 KiB | Osservato 10086 volte ]
Commento file: In questa immagine ambivalente compaiono simultaneamente un indiano di profilo e un esquimese che cerca di far luce
esquimese e indiano.jpg
esquimese e indiano.jpg [ 22.58 KiB | Osservato 10086 volte ]
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 Oggetto del messaggio: Re: FdL: pensare, pensieri e pensato.
Messaggio da leggereInviato: 14/09/2012, 19:46 

Iscritto il: 19/08/2012, 9:35
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allego la mail che ho inviato a Giuliano;
egli mi ha chiesto di postarla sul forum; lo faccio, così come l' ho inviata a lui.
ciao, per ora "brevemente"* (vedi alla fine della mail),


il sito l' ho visto, aspettavo, appunto, un qualche movimento. E ti ringrazio, hai esposto benissimo.
Mi fa piacere di ritrovare Lorenzo ***, da cui per tanto tempo (ultimamente no, mi devo preoccupare?) sono stato inondato di mail-s; mi pare che anche lui viva alla periferia dell' ortodossia antroposofica; ne so' qualcosa, è una sensazione che ho ben vissuto; se accetti l' antroposofia (neppure Steiner, ma ciò che si è evolutivamente formato) allora sei nel "centro" del cerchio, puoi dire e farneticare quanto vuoi, ma va bene!; se invece fai domande "provocatorie"... allora ecco che c'è una sorta di distacco ben avvertibile, almeno da parte di certe persone "di rango", ovviamente.

Ora con calma, (sono tornato a lavorare e pertanto il tempo per questo tipo di interesse - che poi neppure è l' unico - è diminuito) leggerò quanto mi hai inviato su Ceccato e proverò a mandare almeno una prima mail per andare avanti nelle riflessioni.

Per ora, e la butto là come una prima pietra, ho colto (ma è da verificare) quello che è stato il passaggio dal primo Steiner, quello che appunto ha scritto il libro su Nietzsche (spero che qualcuno lo abbia letto: è veramente dirompente: magari riporterò qualche passaggio, perché è significativo) e anche FdL, ed il secondo Steiner, esoterico, che allega alla prima versione di FdL le note "aggiunte" scritte molti anni dopo.

Ora Steiner cerca di dimostrare che c'è un assoluto continuum (da parte sua), ma a me invece pare di cogliere proprio la differenza fondamentale che c'è tra il PRIMO Steiner ed il SECONDO. Il primo, scrive FdL ed ancora è ancorato (almeno per quanto sembra in ciò che ha scritto) alle percezioni sensoriali, il mondo esterno, che poi va unito al concetto per avere la "realtà"; nel secondo aggiunge che le percezioni possano essere di natura "interiore", e qua tutto il mondo sensoriale "esterno" si perde; tutti gli esempi fatti nel "primo" libro (i rami che si muovono ed ecco che un uccello se ne esce; la pietra che svolge una parabola nel suo ricadere ecc... ) sono tutti casi presi da percezioni del mondo esteriore; ora nell' "aggiunta postuma" (ed è moolto interessante soffermarsi sulle esatte parole di Steiner) occorreva "aggiungere" qualcosa che è stata la conversione allo Steiner esoterico.

Ma in tal modo a me pare che le cose cambino, e di molto; e come minimo per inserire nel contesto "scientifico" del libro (dove ne do' atto, non si parla in termini gerghesi: eterico, kamaloka, cherubini ecc...) ciò che lui ha "allargato" attraverso l' inserimento delle "percezioni" interiori; qua non bastava credo scrivere due paginette, quando per dimostrare il resto (che è anche la parte più facile da comprendere tutto sommato) di pagine ne sono state scritte circa 200. Insomma, nell' "aggiunta" Steiner dà la colpa al lettore che non ha capito; lui (dice) non è cambiato! è il lettore che non ha colto ciò che in nuce (!) andava compreso. Insomma, intanto l' ho buttata là. Diciamo che così però la "percezione" interna (e non sensoriale) dato come primo oggetto a cui poi si unisce il concetto pensante, vive in un mondo tutto interiore; bisognerebbe però a questo punto interrogarsi su queste "percezioni" interiori; la percezione di una sedia posso confermarla parlando con altre persone (e se no potrei pensare ad una allucinazione), mentre delle "percezioni interiori" che sistema ho per discriminarle e capire di che si tratta veramente? (sono oggettive o soggettive? sono "sempre" oggettive? che altro potrebbero essere??).

Butto là un altro punto in nuce: uno dovrebbe parlare solo di quanto ne ha la percezione e concetto, ossia quanto il suo spirito (pensante) riesce a creare.
Ora Steiner ha creato un mondo spirituale oggettivo, e chapeau; Ma come si fa a parlare impunemente di cose che altri hanno creato, che altri hanno pensato,"come se" fossero nostre, digerite da noi? Insomma, non va bene la "fede" che "crede": solo un' anima desidera credere desidera con la fede; uno spirito crea (Archiati); un cattolico "crede" pertanto nelle parole "esterne" di qualcun altro; ok. Ma allora come si fa a non fare lo stesso parallelismo con chi "crede" ed ha "fede" ad esempio nel kamaloka, nelle gerarchie angeliche, nel fatto che il "linguaggo" è opera degli arcangeli ecc... Come parlare di cose a cui non si è direttamente attinto? Allora devo solo SCEGLIERE se "credere" alla Chiesa... o a Steiner?

Insomma, questo è un altro punto interessante su cui riflettere (e su cui è facile arrivare alle porte sbattute in faccia).

Un terzo e finale punto in nuce: il "pensare" per molti versi è a noi incosciente; tutto quanto tu descrivi (e ne riconosco la fondatezza) avviene in modo mirabile in noi, ma ad un livello inconscio; ci si arriva solo per "ragionamento" profondo. Ma questo "pensare" così mirabile, così divino, alla fine ciò che produce nell' uomo sono i "pensieri"; e qua casca e pesantemente l' asino.

perché non è sufficiente pensare di conoscere le "cause" o i "motivi" (che è la prima parte di FdL); Lucio Russo direbbe, bisogna "sapere" CHI o COSA ha pensato: se l' astrale... allora è determinismo; se l' "Io" allora è libertà. Un pensiero può solo essere "limitato" ed allora va ampliato, va aumentato (Archiati); ma dove sta la bussola allora per "sapere" se il pensiero è amplio sufficientemente da cogliere il "VERO" ed è LIBERO, oppure ancora non lo è? come capire se in fondo è stato il nostro carattere a scegliere qualcosa e non l' Io??

Il lattante (scrive Steiner) è determinato dal suo organismo a chiedere il latte; invece un diplomatico, un guerriero, uno scienziato no.
Loro conoscono i motivi del loro agire.
Ma questo è sufficiente per dire che allora essi sono "liberi"? Intanto mi verrebbe da dire che non è sufficente fare anche "bene" questi 3 lavori per poter dirsi liberi; insomma per Steiner è facile confutare Spinoza nell' esempio che lui ha fatto (del lattante e dell' ubriaco), ma anche a me è facile confutare Steiner negli esempi che lui fa; non basta "conoscere" i motivi per essere liberi da quei motivi.

Insomma qua ci stà da una parte un pensiero che libera, dall' altra i comuni pensieri, che forse è meglio per un po'..,. lasciarli perdere (Eckart Tolle: Il potere dell' Adesso" gran bel libro); e poi c'è il grande capitolo del fraintendimento, da cui è sorta la BELLISSIMA storiella che un antroposofo non va in Paradiso... ma va alla conferenza SUL Paradiso.

Di ciò, bisognerà pure che se ne parli, che ci si rfletta sopra? Non ne ho mai visto l' esigenza in anni di frequentazione; ma è una riflessione mica di poco conto.

Con E.Tolle ho scoperto (e te lo dico con parole e riflessioni mie) la seguente esperienza che ciascuno immagino possa fare: nel "pensiero" l' uomo penetra in uno stargate del tempo: col pensiero (e solo con esso!) può andare nel tempo: nel passato ( a crucciarsi di ciò che è stato, ma anche a godere di esperienza fatte) e nel futuro (con tutte le ansie e le preoccupazioni relative, ma anche le speranze ecc..)

Insomma, l'uomo sa' già dove finirà la palla colpita (FdL), quindi conosce la "causa finale"... prima del tempo; sempre il pensiero porta l' uomo in luoghi diversi (basta vedere la tv o internet); insomma, il pensiero è una gran cosa, ma ha il potere di allontanarci (o almeno c'è il rischio) dal "qui e ora"; chi "vive" invece è già nel qui e ora; gli animali immagino siano "solo" nel qui e ora. Il "corpo" dell' uomo vive nel qui e ora; la sua mente il suo pensiero lo proiettano oltre lo stargate, da altre parti. L' Uomo E' questo, e pertanto vive questa dualità.

SE l' uomo SOLO "vivesse", avrebbe coscienza unicamente per ciò che sta' vivendo (il qui-e-ora); (ossia: per essere più preciso: per la coscienza occorre avere il pensare, ma sarebbe quel pensare inconscio che l' uomo HA di diritto; qua si tratterebbe quindi di NON usare i pensieri soliti che scaturiscono anch' essi - e più o meno coscientemente - dallo stesso pensare); ma l' uomo quando "pensa" ha la coscienza che si proietta nel tempo (nel futuro o nel passato) e altrove. In ciò l' Uomo si "disancora" dalla "vita", ossia dal "qui e ora".

In virtù di ciò l' uomo ha bisogno, talora, non di pensare ancora di più o in modo iù approfondito, ma al contrario, di "portare" la coscienza nel qui e ora, ossia di "cercare" di non essere ancora e sempre nei suoi pensieri (anche se molto attenti e precisi cme negli esercizi di pensiero suggeriti da Steiner); la coscienza non nei pensieri ma al corpo, che è quello che vive (ok i pensieri son viventi, ma questa fiamma è alimentata dalla candela viva del corpo).

Trovo questa pratica interessante per recuperare un equilibrio tra i vari corpi dell' Uomo, per non andare in una unilateralità (basta vedere certe immagini di "pensatori" come sono ormai disancorati dal proprio corpo: e anche su ciò si dovrebbe riflettere).

MA l' uomo ha bisogno di pensare (ci mancherebbe altro!) e pertanto ciò che egli dovrebbe cercare di ottenere (non come qualcosa di"dato" ma come potenzialità da sviluppare) è l' essere nel "qui e ora" ANCHE quando egli pensa ossia quando egi ha la coscienza che va da altre parti e in atri tempi! E questa è la CONSAPEVOLEZZA, ossia l' AUTO-COSCIENZA, ossia una seconda coscienza che, mentre la prima è via con i pensieri (!), questa seconda è ancorata qua.

Questa seconda coscienza è la mano che tiene l' aquilone - prima coscienza- che se ne va oltre lo stargate. Così l' uomo c'è anche quando va via (è il filo d Arianna?).

La "presenza" mentale vuol proprio dire essere presenti (e non ... da qualche altra parte o in altri tempi). Questa va solo sviluppata e questo ci permette di potere usare questo "coltello affilato" che sono i pensieri, senza farci troppo ferire o colpire da essi (basta vedere quanto male fanno i pensieri all' uomo: ogni tipo di credenza, di ossessione; la mente che mente ecc...).

INSOMMA, là si vuole trovare l' IO che pensa (perché se è il "carattere" sono cavoli), ma si corre il rischio di fraintendere (e sai quante belle anime ci sono che le vedi da fuori... hanno solo frainteso?), là si vuole trovare il MOTIVO e non la CAUSA e ci si sforza in questo percorso ma senza poter veamente dirsi a che punto siamo; qua invece ci si accontenta di essere semplicemente presenti ai propri pensieri (quali essi siano!!! insomma, siamo quasi sicuri no che i nostri pensieri non sono liberi come quelli di un arrivato?? AMEN!) e magari proprio per questo vedere che la vita di pensiero non si allarghi troppo (che già lo fa abbondantemente nella nostra epoca).

Qua mi trovo a mio agio anche riconoscendo il mio stato di necessità; il mio compito è "riconoscermi", non è voler migliorare; insomma Spinoza mi sembra molto attuale e mi fa sentire meglio in ciò che sono e non male in ciò che dovrei invece essere: un IO che ha motivi ed è libero.

Insomma, un ruminatore di pensieri e di spirito, uno che gioca con i concetti abilmente, più si incammina in questa direzione e più riesco a sentire la puzza lontano un miglio che c'è qualcosa di... stonato, di unilaterale. Non faccio nomi e non faccio esempi. Ma forse ciascuno può avere avuto la stessa sensazione (forse).

Ohi, doveva essere una breve risposta e invece strada facendo (e avendone avuto il tempo) ho scritto alcuni punti che ritengo interessanti da approfondire; ovvio che mi fa solo piacere leggere a riguardo qualcosa che può arricchire quello che ad ora è il mio pensiero - per ora!

Potevo togliere quel "brevemente" con cui ho iniziato la mal, ma l' ho lasciato, per farti capire la debolezza della mia mente; del mio vivere in stato di necessità; ero partito con una idea (brevemente) e alla fine la natura (?), il mio carattere (?), un' altra idea più forte (?), l'ì "Io" (?) mi ha reindirizzato.

La domanda allora è: ero almeno presente? oppure la domanda è: "CHI" o "COSA" ha scritto queste rflessioni? (io preferisco rispondere alla prima domanda; ma se non mi fossi posto la domanda, che ci potevo fare?? doveva ancora giungere il momento di avvertire questa domanda come "interna" e non solo posta come "esterna"). Grazie Spinoza.

Ti ringrazio per la pazienza, un saluto anche a Lorenzo!!!

Giro questa mail ad una amica, Stefania, che si appresta anche lei, per le "n" volta, a rileggersi la FdL; ne voleva riflettere con me; allargo quindi anche a lei l' invito per delle comuni riflessioni allargate.

Un saluto, Roberto


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 Oggetto del messaggio: Re: FdL: pensare, pensieri e pensato.
Messaggio da leggereInviato: 17/09/2012, 14:21 

Iscritto il: 12/09/2011, 8:29
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Località: Roma
Ciao Roberto, mi chiamo Pierfrancesco e vedo nelle tue parole un vento di freschezza.

Anche io devo dire che ho spesso posto delle domande a cui hanno risposto (in parte) le esperienze che ho fatte: giunto all'antroposofia dal cattolicesimo, ho avuto un periodo abbastanza lungo nel quale avevo la necessità di passare ogni parola di Steiner attraverso il filtro dei vangeli. Poi col tempo, imparando ad amare Steiner (il "secondo" Steiner), e iniziando a trovare una certa corernza nella struttura della sua ri-velazione, coerenza superiore a quella fornita dalla rappresentazione cattolica, ho iniziato a considerarlo iniziato.

Passato qualche anno di letture, e considerato Steiner come iniziato, ora dovevo mettere alla prova della scientificità quel mondo di rappresentazioni che avevo costruito in me, partendo dalle sue conferenze. Mi dicevo che Steiner non era importante per le rivelazioni che aveva profuso in grande quantità, ma per il metodo che egli aveva consegnato al mondo per conseguire conoscenze autonome dei mondi superiori, per quello che stava scritto in L'Iniziazione.

Quindi cominciai a fare gli esercizi e le meditazioni, con scarsi risultati. Iniziavo ma poi mi perdevo, non avevo la costanza. Così iniziai a cercare se qui in Italia ci fosse qualcuno che poteva confermare la validità di quel libro, e che quindi poteva confermare che le rappresentazioni di Steiner non erano fantasia, e quindi avvicinare quella persona per essere aiutato ad avere mie esperienze percettive nel mondo sprituale.

Ma a parte i grandi Scaligero e Colazza, che considerai karmicamente predisposti da vite precedenti al raggiungimento di tali stati di coscienza, non sembravano esserci in Italia, persone in grado di asserire che tutto quello che aveva detto Steiner fosse autentico. C'era solo la mia interiore convinzione di ciò. Tale convinzione iniziava ad essere sempre più avvicinata dal dubbio: avevo lasciato la fede cattolica (anche se avevo lasciato solo la pratica), per gettarmi nella fede antroposofica (nella quale non avevo intrapreso neanche una reale pratica). Iniziai a pensare che anche tra quelli che studiavano l'antroposofia ce n'erano tanti che seguivano quella stessa fede. Credo che questa sia anche la prospettiva di Archiati, ovvero l'interna persuasione che il mondo di rappresentazioni steineriano, sia permeato di una autoconsistenza, dalla quale se ne deduce l'autenticità.

Andai a cercare presso la Società Antroposofica, cercando di vedere se esistesse una eredità spirituale a cui Steiner consegnò la propria missione. Considerai gli effetti del Convegno di Natale, e le critiche a quello. Fui anche deluso da un pensiero di Prokofieff, il quale diceva (ricordo a senso) che poiché c'è una legge spirituale che dice che le rivelazioni che il mondo spirituale concede a qualcuno ritenuto degno (Steiner ad esempio), vengono date una sola volta, quindi dopo che l'iniziato le ha esposte al mondo in forma itellegibile, queste non possono più essere rivelate, quindi non dovevamo aspettarci altro dal cielo, ma prendere l'opera omnia e cercare di scientificizzarla col metodo del pensiero scientifico moderno. Ma come si poteva fare ciò? Come si può provare l'esistenza e l'opera dell'Arcangelo Michele? Oppure come si può dire che l'omeodinamica di Nastati sia una corruzione della biodinamica di Steiner oppure ne sia l'evoluzione?

Certo è che la Società Antroposofica assomigliava sempre più alla Chiesa Cattolica: una istituzione che cercava di difendere i propri contenuti "dal mondo", invece che inserirsi nel mondo e sinsaporirlo con la prorpia conoscenza. E poi per raggiungere quelle esperienze spirituali descritte in Iniziazione, ci sarebbero volute più vite. Quindi per questa vita, ci saremmo dovuti accontentare di morire, pieni delle rappresentazioni dei mondi spirituali, consegnateci da Steiner, per poi avere la possibilità di "muoverci" relativamente bene in quel mondo, rispetto a chi avesse avuta una vita completamente materialistica.

Tutto d'un tratto mi si faceva presente davanti a me la fragilità di tutta la contruzione antroposofica. A distanza di 100 anni, nulla di veramente antroposofico era penetrato nella cultura ufficiale, e per di più le stesse "figlie" dell'antroposofia iniziavano a tagliare i ponti con la madre. Una visione del mondo che si autoreferenziava: un aspetto esoterico del mondo steineriano si spiegava, con un'altra conferenza dello stesso Steiner. Ok i pensieri si reggevano l'un, l'altro, ma chi reggeva il tutto? Mancava il collegamento con la realtà!

Allora iniziai a cercare questo collegamento. Non c'era collegamento con il mondo, perché l'antroposofo (parlo di me, ma con la presunzione di estendere parte del mio vissuto, anche su altri che sono venuti in contatto con l'antroposofia) non amava il mondo, e questa mancanza d'amore mi impediva di conoscere la scienza e l'arte e la religione contemporanea, e di trovarvi un collegamento con l'antroposofia. Così, non conoscendo veramente (nell'intimo) il mondo, lo giudicavo con il filtro dell'antroposofia, squalificando quasi tutto. Stessa cosa, vedevo praticata anche nel mondo antroposofico: si giudicava ahrimanica la tecnologia e si crescevano figli in oasi protette in cui li si nutriva con alimenti biodinamici. In pittura l'acquerello e Raffaello (i contemporanei erano spazzatura), la musica, quella classica (il rock spazzatura) ecc. Non è che sia sbagliato tutto ciò, il fatto era che iniziava a mancare l'amore per il resto, ovvero per l'umanità così com'era.

A tale ipotesi, ricevetti conferma, quando antroposofi di vecchia data, non mi fecero registrare la loro conferenza sul supporto magnetico ahrimanico e cose di questo genere.

La lettura di Massimo Scaligero, portò una ventata di ottimismo, lui ce l'aveva fatta e approfondiva il metodo e gli esercizi per iniziare a percepire qualcosa del mondo spirituale. In tutto Scaigero, l'esercizio della Concentrazione, sta alla base di tutto. Questa, raddrizzando la direzione delle influenze tra ambiti, da corpo-anima-spirito a spirito-anima-corpo, oltre che a essere funzionale alla realizzazione dell'antroposofia (percezione del mondo eterico), guariva le malattie e contribuiva allo sviluppo di un sentire purificato, che era la base per amare quel mondo che con l'antroposofia era divenuto sempre più ostile.

La concentrazione promossa da Scaligero iniziava a dare qualche frutto (credo): percezione del flusso eterico che scendeva dalla testa al cuore, e sensazione di rigenerazione. Un principio di mondo spirituale o illusione? Fatto sta che, solo quando stavo in pace con il mondo, questa percezione avveniva, in altri periodi non riuscivo a scavallare, dal pensiero riflesso, al vuoto che precede la percezione del flusso eterico. Ma solo percezione del flusso eterico, non ancora un pensiero vivente. Fatto sta che questa piccola esperienza, mi dava la forza di proseguire nel cammino e di sentire intimamente di essere nella strada giusta.

Ora tu dici:
Cita:
mentre delle "percezioni interiori" che sistema ho per discriminarle e capire di che si tratta veramente? (sono oggettive o soggettive? sono "sempre" oggettive? che altro potrebbero essere??).


La domanda è legittima: Io posso rispondere solo che, attraverso la descrizione che Scaligero dà delle dinamiche che entrano in gioco, nell'esercizio della concentrazione e via via in altri esercizi (Tecniche di concentrazione interiore), è possibile sperimentare (empiricamente) la verità di quelle descrizioni, e riscontrandole in sé stessi, confermarle. Del resto è quello che accade quando un cieco cerca di verificare che cosa è un albero, dalle descrizioni che qualcuno gli ha fatto. Facendo quello esperienza dell'albero, toccandolo ad esempio, potrà confermare o meno quello che aveva appreso a riguardo. Oppure stessa cosa accade allo studente di fisica, rispetto a ciò che apprende sui libri e quello che poi sperimenta nel reale: in realtà tutto si basa sull'esperienza interiore:

Rudolf Steiner - Aggiunta a Filosofia della Libertà ha scritto:
Una verità che ci venga dal di fuori, porta sempre in sé il marchio dell'incertezza. Crediamo volentieri solo a ciò che appare come verità a ciascuno di noi, entro il nostro foro interiore. Unicamente la verità può farci sentir sicuri nello sviluppo delle nostre forze individuali. Colui che è tormentato dai dubbi, ha le forze paralizzate: in un mondo che gli è incomprensibile, egli non può trovare uno scopo all'opera sua. Noi non vogliamo più credere, vogliamo conoscere.
La fede esige il riconoscimento di verità che non possiamo del tutto penetrare; e ciò che non penetriamo, ripugna al nostro individuo che vuol vivere ogni cosa come esperienza interiore profonda. Ci soddisfà solo quel sapere che non si sottomette ad alcuna norma esteriore, ma sorge dall'intima vita della personalità. Non vogliamo neppure quel sapere che si è racchiuso una volta per sempre dentro cristallizzate regole scolastiche e che vien conservato entro manuali buoni per tutti i tempi. Ciascuno di noi si ritiene autorizzato a prender come punto di partenza le sue esperienze vive, le sue immediate vicende, e di lì risalire alla conoscenza intero universo.
[...]
Dobbiamo saperci collocare di fronte all'idea con la nostra esperienza, se no, si cade sotto la sua tirannia.


Con la consapevolezza che questo mio è solo un punto di partenza ad una più complessa discussione, vorrei ringraziare Roberto per aver posto le sue questioni.

Un saluto Pierfrancesco

NB. chiederei a Giuliano di aprire vari topic per le diverse questioni messe in gioco da Roberto.


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 Oggetto del messaggio: Re: FdL: pensare, pensieri e pensato.
Messaggio da leggereInviato: 17/09/2012, 16:37 

Iscritto il: 12/09/2011, 8:29
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robinson ha scritto:
perché non è sufficiente pensare di conoscere le "cause" o i "motivi" (che è la prima parte di FdL); Lucio Russo direbbe, bisogna "sapere" CHI o COSA ha pensato: se l' astrale... allora è determinismo; se l' "Io" allora è libertà. Un pensiero può solo essere "limitato" ed allora va ampliato, va aumentato (Archiati); ma dove sta la bussola allora per "sapere" se il pensiero è amplio sufficientemente da cogliere il "VERO" ed è LIBERO, oppure ancora non lo è? come capire se in fondo è stato il nostro carattere a scegliere qualcosa e non l' Io??


Ebbene nell'esercizio (reiterato) della Concentrazione su un oggetto insignificante creato dall'uomo, ostica alla coscienza ordinaria, possiamo dire di essere in un ambito di massima libertà. Tanto più risulta noioso l'esercizio, tanta più forza di volontà necessita produrre per eseguirlo, tanto meno determinismo di natura viene messo in gioco.

Quindi possiamo dire che per qualche minuto al giorno, in quel limitato periodo di tempo, la nostra libertà sia esercitata in misura maggiore che durante la fruizione del pranzo. Col pasare del tempo, e tanto esercizio, possiamo dire di aver sviluppato in noi una certa forza di volontà tale e un grado di autoconoscenza, che ci permette di riconoscere il momento in cui il determinismo di natura, manda il suo richiamo nei confronti del corpo. Quindi già il riconoscere questo, ci da un grande spazio di libertà. Magari all'inizio non possiamo fare altrimenti che cedere al determinismo, ma col tempo impariamo ad affiancare al determinismo di natura, un godimento proveniente da azioni spirituali (godimento maggiore del primo: Archiati, in quanto non determianto dalla natura in noi, ma creato dalla nostra individualità).
Rudolf Steiner - Aggiunta a Filosofia della Libertà ha scritto:
Chi non comprende altri godimenti che quelli che vengono dai sensi, non conosce i cibi prelibati della vita.


Invece sul pensiero "limitato", che va "ampliato", ma che in nuce già comprende una sistesi dell'ente, posso fare quest'esempio tratto dal mondo informatico:

Premetto che l'ambito informatico si presta meglio che altri ambiti alla descrizione di questa cosa in quanto in altri ambiti "fuori della creazione umana" troppe proprietà dell'ente rimangono sconosciute all'uomo.

classe: essereVivente. proprietà: regno.
classe: animale. (estende essereVivente) proprietà: genere, specie.
classe: antilope. (estende animale) proprietà: numeroStomaci, lunghezzaCorna.

Consideriamo che solo queste sono le informazioni che vogliamo utilizzare. Quindi se io dico che la classe antilope fa parte del regno animale, ho già definito questa classe, ma non con il numero di proprietà esaustive di quella classe, in quanto ho solo riempito la parte di questa che è stata definita come classe essereVivente. Il concetto però che l'antilope fa parte del regno animale, non è sbagliato, necessita solo di essere ampliato. E questo lavoro potrà essere fatto definiendo le proprietà genere, specie, numeroStomaci, e lunghezzaCorna.

Ecco in questo esempio le proprietà sono già state definite, mentre se invece della classe antilope, volessimo capire quali debbano essere le prorprietà che distinguono un'antilope reale, da un'altro animale, dovremmo metterci a tavolino e sforsarci di pensare quali proprietà sono accessorie e quali sono essenziali. Tutto ciò non toglie il fatto che la proprietà regno animale sia corretta (VERA) anche con un pensare LIMITATO.

Dunque, mentre sono a conoscenza che nel concetto di lampadina incandescente, c'è il fatto che quella fa luce, utilizzando l'elettricità, non conosco invece come questo avvenga. Questo pensiero dunque nonostante sia limitato è comunque vero, necessita solo di essere ampliato.
Questo esempio su un oggetto inanimato, può essere ampliato anche su enti del mondo vegetale e del mondo animale, in cui la componente da ampliare (da conoscere) è molto più grande, ma questo non significa che la componente di base (limitata) non sia comunque vera.

robinson ha scritto:
Ora Steiner ha creato un mondo spirituale oggettivo, e chapeau; MA come si fa a parlare impunemente di cose che altri hanno creato, che altri hanno pensato,"come se" fossero nostre, digerite da noi?


A questa domanda si porebbe rispondere così: per lo stesso motivo per cui la realtà (secondo la FdL) e l'unione tra percezione e concetto, e per percezione si intende la rappresentazione mentale che io mi faccio della lampadina, infatti la lampadina che io vedo con gli occhiali è diversa da quella che vedi tu senza occhiali, ma una volta appiccicato il relativo concetto, quella lampadina è la stessa per tutt'e due, quindi per lo stesso motivo io posso parlare di gerarchie arcangeliche in quanto, in aggiunta alla rappresentazione mentale che mi sono fatta in base alle descrizioni presenti nei cicli di conferenze di Steiner, ho anche la possibilità di appiccicarvi il concetto di Spirito di popolo. Dunque posso accedere alla realtà dell'arcangelo anche senza percezione diretta, ma in base alla rappresentazione che me ne sono fatta dallo studio di Steiner. Naturalmente anche qui, se la mia rappresentazione è diversa dalla tua, questa differenza viene bonificata una volta appicciato il concetto di arcangelo che anche se LIMITATO e comunque VERO, andrebbe solo ampliato. E come potrà essere ampliato? Attraverso una maggiore diversificazione di percezioni (leggendo più conferenze), o attraverso l'accesso al mondo delle immaginazioni, delle ispirazioni e delle intuizioni. Ma come fare a capire che quell'intuizione non è frutto di un pensare non libero?

Dunque in questo caso sarebbe più sicura (se vogliamo dire così) l'ennesima lettura dell'ulteriore conferenza di Steiner (caso Prokofieff e Archiati: grandissimi conoscitori dell'Opera Ominia), ma che divergono su dei punti al punto che non c'è dialogo tra i due. Quindi rimarrebbe il caso di chiarire come vengano verificate le immaginazioni, le ispirazioni e le intiuizioni. Qui non so andare avanti, anche se mi vorrei appellare alla frase di Steiner
Rudolf Steiner ha scritto:
Dobbiamo saperci collocare di fronte all'idea con la nostra esperienza, se no, si cade sotto la sua tirannia.


Consiglio di leggere anche questo post di rastignac su ECO.


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 Oggetto del messaggio: Re: FdL: pensare, pensieri e pensato.
Messaggio da leggereInviato: 19/09/2012, 0:19 
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Come richiesto da Pierfrancesco - ma è anche una esigenza mia personale - cercherò di riorganizzare le parole di Robinson dividendole in alcuni argomenti separati. Credo che le copierò citandole pari pari, e poi ognuno potrà commentare e discutere. In particolare, Pierfrancesco potrà fare copia-incolla di parti dei suoi ultimi interventi e ripeterle per chiarezza sotto gli argomenti adeguati, naturalmente quanto e come lui vorrà. Lo inviterei comunque caldamente a farlo.
Troverete dunque i nuovi argomenti, sempre sotto FdL.
Per il momento qui mi limito a ripetere quanto ho già scritto via mail a Robinson, e cioè che la sua lunga lettera contraddice il "brevemente" non per debolezza, ma per una irruenza che nasce da un ripensare profondamente sentito, vale a dire per il contrario di una debolezza.
Di ciò gli siamo tutti certamente grati.
Quanto a scomuniche ed eresie, qua dentro non se ne parla nemmeno, l'ortodossia può anche esistere, ma allorché elimini ogni contraddittorio essa manca, almeno nel campo dell'antroposofia, clamorosamente i suoi scopi.


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 Oggetto del messaggio: Re: FdL: pensare, pensieri e pensato.
Messaggio da leggereInviato: 21/09/2012, 23:14 
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Qualche parola sul primo dei due interventi di Pierfrancesco, da cui cito solo alcune frasi:

Cita:
iniziando a trovare una certa coerenza nella struttura della sua ri-velazione

Credo che questa sia anche la prospettiva di Archiati, ovvero l'interna persuasione che il mondo di rappresentazioni steineriano sia permeato di una autoconsistenza, dalla quale se ne deduce l'autenticità.

d'un tratto mi si faceva presente davanti a me la fragilità di tutta la contruzione antroposofica


In effetti è Steiner stesso che pone l'accento sul fatto che le varie parti della conoscenza spirituale si sostengono coerentemente l'una con l'altra, e questo fatto tende a mostrarne l'intima verità. L'antroposofia in tal modo può "espandersi" come un organismo assolutamente non disordinato, ma organico e sempre consequente.

La discussione su questo punto continua comunque in viewtopic.php?f=49&t=181 , (Si tratta di credere? ).
______________
viewtopic.php?f=49&t=180 Le note aggiunte anni dopo e i due diversi Steiner

In questo topic affrontiamo il problema del come conciliare il primo Steiner, quello della FdL, filosofico, con il secondo, quello, diciamo, religioso.
______________
Infine, viewtopic.php?f=49&t=182 , Pensiero e libertà, qui ed ora o no? commenta le affermazioni di R Steiner sulla libertà di chi conosce i motivi del suo agire, oltre a portare l'attenzione su un aspetto del pensiero, quello che ci porta "altrove".
_____________________

E questo topic qua? Mentre invito tutti a fare in modo che i propri interventi risultino quantitativamente reggibili e leggibili - una pagina A4 dovrebbe bastare - suggerisco che di seguito si possano esprimere sensazioni emozioni pensieri in collegamento con la propria prova biografica, sempre in rapporto ai fondamentali temi qui toccati.
Per esempio, io sono sempre stato convinto che oltre la "verità scientifica" palese esistesse una tradizione misteriosa che qualcuno conosceva; conoscenze antiche e profonde, portatrici di verità non apparenti. Pertanto, l'incontro con l'antroposofia era già preparato, e molte cose sono state da me accettate come conoscenze legate alla parte più profonda dell'umanità, che però potevano venir messe in chiaro, evitando i fastidiosi, per me, riti occulti e discutibili quali il giocare con l'oroscopo o il "magheggiare pallido e storto" con cui tutto veniva giustificato e mischiato in un'infernale pappa immangiabile.
L'antroposofia mi ha portato chiarezza. Ma prima ancora mi dicevo, più o meno, a proposito delle prime conoscenze antroposofiche: non so se è vero, ma è certo bello e si vive meglio con ciò che senza. Mi sentivo di poter finalmente rivivere, respirare. Alla fine, come diceva Mao, bianco o nero, l'importante è che il gatto catturi i topi. In altre parole: se non lo senti non funziona, ma se lo senti e funziona, è probabilmente vero: controlla!


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