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 Oggetto del messaggio: I capisaldi dell'economia
Messaggio da leggereInviato: 09/03/2012, 0:43 
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Iscritto il: 13/07/2011, 20:31
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Poiché in un gruppo di studio abbiamo cominciato a riunirci regolarmente intorno alle conferenze sui capisaldi dell'economia, proverò magari qui di seguito a sintetizzare tali conferenze. E' chiaro che l'impresa è ardua e persino scorretta, e me ne scuso sin d'ora. Mi giustifico solo ed esclusivamente col fatto che l'argomento pare assai trascurato nel nostro ambito, riflettendosi persino sul basso costo del libro stesso! Allora magari il riportarne degli estratti potrà interessare qualcuno (poi, logicamente, il sunto servirà anche a noi del gruppo per ripassare).

Nella prima conferenza Rudolf Steiner inizia col considerare come l'economia politica fosse, ai suoi tempi (1922) una creazione ben recente. Grandi cambiamenti s'erano avuti nel sec. XIX per la vita economica, a partire dall'Inghilterra - mentre la Germania era ferma ad una economia vecchio stampo. L'Inghilterra aveva sviluppato traffici e commerci sulla base di un capitale "commerciale" che da questi commerci veniva costantemente accresciuto (ma tutto ciò era reso possibile dall'esistenza delle colonie).

Intorno a metà secolo, però, anche la Germania si modernizzò rapidamente, con l'industria. E anche con maggior coscienza, perché, mentre l'Inghilterra viveva questa economia come "naturale", la Germania fu assai più conscia del suo essere entrata nel moderno capitalismo. E pertanto fu anche in grado di creare teorie su di ciò.
Verso fine secolo fu lo Stato (tedesco) ad avocare a sé la vita economica, a servirsene in un'ottica di potenza: in ciò contrastava con il modo di essere inglese, e il contrasto aumentò nel sec. XX, quando i rapporti tra le economie del mondo aumentarono. Da ciò scaturì poi la prima Guerra Mondiale. Non che, attenzione, i contrasti siano in sé un male: sono anzi necessari per qualsiasi evoluzione. E avvengono nei tre campi: spirituale, giuridico, economico.
E qui Steiner afferma che la famosa catastrofe della moneta tedesca (1922-1923) si sarebbe potuta evitare proprio con la triarticolazione.

L’economia, che un tempo si svolgeva, per così dire, per istinto, oggi va invece “pensata”, occorre prenderne coscienza. E invece proprio oggi ormai si è perduta la facoltà del vero pensare, che Steiner spiega mostrando che noi non pensiamo con il peso del corpo (il cervello, per es., pesa 1400 gr.) ma con la spinta ascensionale con la quale al cervello viene fatto perdere il peso – e ugualmente tale spinta avviene nei globuli rossi entro il sangue, con i quali prendiamo coscienza di tutto il corpo.
In sostanza, Steiner vuole dirci che il pensiero oggi è divenuto materialista, attaccato alla materia, al peso, e pertanto non è adatto al pensare in economia (mi sembra di capire che invece la spinta ascensionale di cui sopra sia collegata con il corpo eterico, e dunque con le sue facoltà, che sono quelle da utilizzare nel pensare in ambito economico). Similmente, il pensare materialistico ha prodotto una errata teoria della luce: l’analogia mostra come il pensare debba adeguarsi alle qualità del suo oggetto.
Poi Steiner mostra come nel campo animale non si possa parlare di economia come in quello umano. Mentre l’animale si appropria di quanto offre la natura, e tutto finisce lì, l’uomo si pone a metà tra natura e capitale, trasforma la prima, che sta sotto di lui, nel secondo, che sta “sopra” di lui. Questo è il vero spazio dell’economia, il suo àmbito. Dunque non è più possibile un’economia totalmente legata alle singole persone e ad esse limitata.
Nell’economia le idee devono essere mobili, non rigide costruzioni concettuali, si tratta di un processo vivente [entro un ambito eterico, dunque], e questo ha inibito la creazione di teorie soddisfacenti. Valore, prezzo, produzione, consumo sono parole che non afferrano ancora la realtà. Per un semplice esempio: il valore di una merce è diverso se essa “giace in un negozio o se viene trasportata da un posto all’altro”. (Così avviene in novembre dicembre di vedere nel Veneto grande quantità di alberi pieni di cachi che nessuno raccoglierà, il cui valore è dunque minimo, solo per la decorazione!, mentre contemporaneamente al supermercato si comprano gli stessi a caro prezzo).

Valore, e dunque prezzo, circolano continuamente, mutano: non si dovrebbe fissarsi sul fatto materiale e basta, come nell’esempio dei cachi. I concetti economici debbono partire da questo àmbito puramente economico e relazionale, non dalla merce in sé, ma dalla circolazione della stessa, così come non si parte dal singolo globulo rosso, ma dal circolare del sangue (ambito eterico). E’ perciò errato partire dalle definizioni quali valore e prezzo: si tratta di un modo di pensare inadatto al suo contenuto.
Infine, a proposito della svalutazione mostruosa in cui la Germania era già immersa, Steiner spiega come essa venga determinata dal fatto di legare l’economia all’organizzazione statale ed alle sue limitazioni. Infatti l’economia è un organismo, vive, e solo l’intera terra ha caratteristiche comparabili con quelle di un essere vivente, gli stati sono tutt’al più delle “cellule”. La terra intera, concepita quale organismo economico, è l’organismo sociale da cui dipende l’economia. Oggi, in epoca di “globalizzazione”, si vede come Steiner abbia saputo guardare lontano.


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 Oggetto del messaggio: Re: I capisaldi dell'economia
Messaggio da leggereInviato: 12/03/2012, 1:01 
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Iscritto il: 13/07/2011, 20:31
Messaggi: 585
Nella seconda conferenza , del 25\7\22, RS riprende il concetto che "il problema economico sorge per l'uomo non appena egli abbia qualcosa da vendere o da comprare. E' questa la questione del prezzo, e nel prezzo culminano tutte le forze e gli impulsi attivi nell'economia.
La modifica di un prezzo può essere dovuta a una miriade di cause e circostanze, e dunque non si riesce a trovare una regola generale, questo è importante. Anche se le oscillazioni dei prezzi possono venir guidate, ciò non toglie che la realtà sottostante, cioè i fattori che determinano i prezzi, permanga eguale. (Per esempio, un eventuale aumento della tassazione non modifica la realtà su cui le tasse vengono applicate: al massimo le mette addosso una maschera). Se dunque vogliamo prendere atto, prima di tutto, di quale sia la realtà, non possiamo fissarci sul definire rigidamente il concetto di prezzo.

Si dice che al prezzo partecipino 3 fattori: natura, lavoro, capitale. Ma vanno osservati non rigidamente, bensì in modo vivente. In realtà tutti (liberisti, marxisti ecc.) hanno una parte di ragione, ma non centrano il punto: farsi dei concetti sull'economia è ben più complicato che farseli sui processi naturali!

L'opera dell'animale che ricava dalla natura il suo sostentamento non è ancora un fatto, un valore economico. Qui i valori vengono direttamente dalla natura. Ma per il fatto che l'uomo produce ed opera anche per gli altri uomini allora il lavoro umano si aggiunge a quanto la natura offre. Da questo punto di vista diciamo che il lavoro umano crea valore (un valore economico) partendo dalla natura. Può trattarsi del fabbro che crea l'aratro dal ferro o del commerciante che lo trasporta ove esso risulti utile.
Dunque appare, per ora senza difinirlo, il valore.
Chi spacca legna fa la stessa fatica, lo stesso lavoro di chi fa un'equivalente ginnastica, ma il secondo non porta un valore economico (a questo esempio di RS si potrebbe obiettare che dimagrendo il manager o l'attrice venderanno meglio il proprio operare, o che la maggior salute derivante può portare a risultati economici, ma appunto si tratta allora di vedere la cosa portare ad un prezzo, fatto che nell'esempio più semplice non appare).
Occorre dunque che il lavoro compiuto si inserisca nel processo economico (se l'attricetta dimagrita non sa recitare, nemmeno la sua ginnastica potrà inserirsi in un processo economico, non porterà a nulla - però anche qui potremmo parlare di valore prossimo a zero, ma non inesistente).

Il primo aspetto è dunque che la natura viene trasformata dal lavoro producendo valori economici. Il secondo aspetto consiste nel fatto che lo spirito operi sul lavoro stesso traendone del valore: è questo anche il caso sopra citato del manager o dell'attrice che riescano a valorizzare economicamente un lavoro inizialmente fatto solo per sé stessi.

1 la natura viene modificata dal lavoro
2 il lavoro viene modificato dallo spirito

Non si danno altre vie per generare processi economici. E i capitali sono l'espressione esteriore dello spirito in economia, come vedremo meglio poi.
In una compravendita abbiamo uno scambio di valori (non di beni!!!), e nel loro incontro si forma il prezzo. Il francobollo che uno getta via è lo stesso bene che altri acquista a caro prezzo per collezionarlo: il primo non individua alcun valore, il secondo sì. La mela nel negozio per l'economia non è più la stessa mela che era sull'albero: il lavoro umano l'ha trasformata. E anche il denaro con cui pago la mela come bene in sé non conta (un foglietto di carta!), conta per il valore che rappresenta. Valore contro valore dà il prezzo! E' evidente che le variabili sono dunque proprio moltissime, e che una rigida definizione è impossibile ed inutilizzabile. I mandarini che compri a 50 cent al mercato di Palermo li puoi portare in Svezia, dove non crescono, e venderli allora a 5 euro (che poi questo compensi il tuo lavoro adeguatamente è tutt'altro problema). Qui il lavoro ha valorizzato la natura, il bene. Se poi riesco a convincere gli svedesi che i mandarini fanno bene perché contengono certe sostanze buone, allora è lo spirito che ha valorizzato il lavoro precedente. Il denaro con cui lo svedese paga i mandarini corrisponde al valore di quanto in Svezia mi può venir offerto in cambio dello stesso (per esempio una birra, una notte in hotel ecc., cioè un altro valore - o, come mi sembra, una somma di valori stratificati.


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