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 Oggetto del messaggio: Anelito alla conoscenza e volontà di autodisciplina
Messaggio da leggereInviato: 07/08/2011, 21:17 
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Anelito alla conoscenza e volontà di autodisciplina


24 febbraio 1924

Nella società Antroposofica le persone si avvicinano tra loro più di quanto avverrebbe se si incontrassero in altri campi della vita. Il comune interesse per l’aspetto spirituale del mondo fa si che le anime si aprano. Per ognuno diventa importante ciò che l’altro sperimenta interiormente nel suo anelito. L’essere umano diviene comunicativo quando sa di trovarsi di fronte a un suo simile che presta attento ascolto a quanto di intimo muove la sua anima.
Ne consegue spontaneamente che i soci della Società osservano altri aspetti e reciprocamente in modo diverso dagli altri. Ciò implica però anche un pericolo. Quando ci si incontra si impara ad apprezzarsi a vicenda. Si prova un’intima gioia di fronte alle manifestazioni animiche dell’altro. Presto possono manifestarsi i più nobili effetti del riunirsi tra amici. Con facilità però tali effetti portano all’infatuazione.
Anche se l’infatuazione presenta i suoi lati oscuri, non si dovrebbe contrapporle solo il cuore freddo ed arido del pedante o l’atteggiamento di superiorità dell’uomo di mondo. Quando riesca a conquistarsi un armonico equilibrio dell’anima, l’infatuazione aiuta ad aprire lo spirito molto più della controllata compostezza di fronte alle più importanti manifestazioni della vita.
Però quelli che trovano facilmente il contatto con il prossimo possono di nuovo con altrettanta facilità allontanarsi fra loro.Quando si è imparato a conoscere una persona a fondo perché essa ci si è aperta, è inevitabile notarne anche le debolezze. Può allora subentrare un’infatuazione negativa.
Questo pericolo si insinua ovunque nella Società Antroposofica. Combatterlo è uno dei suoi compiti. Chi vuole essere vero socio della Società deve perciò sforzarsi di avere nell’intimo della sua anima una profonda tolleranza verso gli altri; deve porsi come ideale imparare a comprendere l’altro anche quando egli pensi o faccia cose che non si penserebbero o non si farebbero.
Non occorre che questo significhi rinunciare alla capacità di giudizio di fronte a debolezze ed errori.
Comprendere è diverso dal rendersi ciechi. A una persona che si ama si può parlare dei suoi errori; in molti casi essa vi vedrà la più bella prova di amicizia. Riprendendola invece severamente col tono distaccato del giudice, essa si irrigidirà di fronte alla nostra incomprensione e troverà conforto nel sentimento di odio che sorgerà in lei contro chi la critica.

Se l’intolleranza e l’incomprensione, che oggi dominano in gran parte la vita sociale, si insinueranno nella stessa misura entro la Società Antroposofica,ciò potrebbe esserle sotto molti aspetti fatale, poiché in essa, per la vicinanza fra i soci, esse si accentuerebbero.

Questo mostra quanto sia necessario che nella Società Antroposofica la più viva aspirazione alla conoscenza non vada mai disgiunta da un altrettanto serio impegno a nobilitare tutta la vita dei sentimenti e delle sensazioni. L’intensificata aspirazione alla conoscenza approfondisce la vita dell’anima verso la regione ove stanno in agguato superbia, presunzione,indifferenza verso il nostro simile e molti altri mali ancora.

Un’aspirazione meno intensa alla conoscenza agisce solo debolmente in questa regione. Esse rimangono a dormire nelle profonditàdell’anima, mentre una vita conoscitiva più stimolante le scuote dal sonno.Abitudini che le avevano tenute sottomesse perdono la loro forza. L’ideale che si volge allo spirito può risvegliare qualità dell’anima che senza quell’ideale non si sarebbero manifestate. La Società Antroposofica, curando la vita dei sentimenti e delle sensazioni nobili, dovrebbe combattere i pericoli che sono qui in agguato. Vi sono istinti nella natura umana che, intuendo queste correlazioni, fanno temere la conoscenza.
Soffocando però l’aspirazione alla conoscenza, perché coltivandola questa risveglierebbe sentimenti negativi, si rinuncia anche a realizzare l’uomo vero nella sua completa entità.
Paralizzare la conoscenza per timore della debolezza del proprio carattere è indegno dell’uomo. Ne è degno soltanto lo sforzo verso la conoscenza che si unisce allo sforzo di volontà per disciplinare se stessi.
Questo è possibile con l’antroposofia. Occorre soltanto arrivare alla vivezza dei suoi pensieri. Tale vivezza può produrre forza nella volontà, calore nei sentimenti e nelle sensazioni. Dipende assolutamente dall’uomo che l’antroposofia sia solo pensata, oppure vissuta.
Dipenderà dal modo in cui i soci attivi della Società svilupperanno l’antroposofia, se essi potranno stimolare soltanto pensieri oppure accendere vita.


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(Tratto da Lettere ai soci 1924 - Rudolf Steiner)


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 Oggetto del messaggio: Re: Anelito alla conoscenza e volontà di autodisciplina
Messaggio da leggereInviato: 10/08/2011, 13:45 

Iscritto il: 25/07/2011, 21:36
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grazie Z. di questa bella lettera di Steiner che hai messo sul forum!


Ultima modifica di Michaela il 22/08/2015, 7:57, modificato 1 volta in totale.

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 Oggetto del messaggio: Re: Anelito alla conoscenza e volontà di autodisciplina
Messaggio da leggereInviato: 22/08/2015, 7:54 

Iscritto il: 25/07/2011, 21:36
Messaggi: 131
è così buona che la faccio riapparire, almeno spero e spero anche che tra non molto ci possiamo rivedere, e intanto buona fine dell'estate.


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 Oggetto del messaggio: Re: Anelito alla conoscenza e volontà di autodisciplina
Messaggio da leggereInviato: 11/09/2015, 8:22 

Iscritto il: 13/07/2011, 7:20
Messaggi: 159
Si tratta di una lettera ai soci: ho l'impressione che qui, della Società Antroposofica non importi quasi assolutamente nulla.


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