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Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: Filosofia della Libertà e tecniche cinematografiche
Messaggio da leggereInviato: 26/11/2011, 3:23 
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Iscritto il: 13/07/2011, 20:31
Messaggi: 585
Nel quarto capitolo della FdL RS cita Spencer ed il suo esempio della pernice: di questa, prima odo il fruscìo, poi la vedo fuggire, e così trovo la spiegazione del fruscio. Mostra come l'osservazione mi abbia spinto alla ricerca di un concetto, di una spiegazione, di una relazione. E che "non potrò mai arrivare ai concetti di causa ed effetto attraverso la semplice osservazione".

Il cinema, con le sue tecniche, o con i suoi generi, ci offre molte situazioni per riflettere su questo punto. Talora non comprendiamo un comportamento, ci sembra illogico. Ma poi viene un flash-back, e allora qualcosa si chiarisce, il soggetto si comporta così perché forse prima ecc.
Oppure: lunga zoomata: e quello che prima sembrava un pacifico paesaggio di fiume rivela essere stato il teatro di un massacro. Facendo così vedere che l'osservazione non basta, occorre poi collegare.
O ancora, la magìa del cinema permette di alterare le normali leggi del tempo (filmato a ritroso) dello spazio (John esce dalla sua auto e si ritrova in un paesaggio lunare, ben diverso da quello che vedeva da dentro l'auto), della gravità (già con Meliès si camminava sul soffitto...). In tal modo i nostri collegamenti usuali vengono rimessi in questione.

Infine, è terribile l'artificio contrario al flash-back, e cioè mostrare in anticipo come finirà una data avventura, un dato personaggio (per esempio, lo si vede morire). Sottopelle, noi percepiamo in questo una specie di soffocante - almeno per me - atmosfera di negazione della libertà umana. Non vorremmo sapere subito "come va a finire", e non solo per godersi la trama candidamente, ma proprio per non percepire quel senso spiacevole di determinatezza irrevocabile che dà il "sapere prima".
Di questo nostro sentire, i migliori registi hanno sempre saputo far uso in senso espressivo. La rivolta inattesa e impossibile degli uccelli di Hitchcock; il lungo suono di clackson su cui si accascia, colpita, Bonnie\Dunaway, che però non possiamo vedere a lungo, e dunque non pensiamo di collegare lei con il suono, né il suono con la sua morte; la settecentesca camera in cui termina, come in un enigma, 2001 Odissea nello spazio: tutti effetti di straniamento che ci riportano a una percezione ancora priva della sua spiegazione.
Mi piacerebbe che si trovassero altri esempi, perché anche un'inquadratura al posto di un'altra può ottenere analoghi risultati: io, però, non vado così spesso al cinema. :(


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