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 Oggetto del messaggio: Preliminari per un pensare corretto
Messaggio da leggereInviato: 10/01/2012, 1:03 
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Iscritto il: 13/07/2011, 20:31
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Penso che alcuni aspetti dell'esercizio del pensiero possano trovar vantaggio dal contributo di autori anche non antroposofi. Nel mio caso, ho imparato a suo tempo a rapportarmi con lo spirito del linguaggio tramite le acute osservazioni del prof. Silvio Ceccato. In particolare, egli, nell'ipotesi che non esistessero due termini diversi a significare lo stesso identico contenuto, insegnava a scoprire quali fossero le differenze ultime tra due sinonimi. Possiamo rappresentarla così: due sinonimi sono portatori di significato uguale fino a un certo punto, opposto da quel punto in poi. Come un albero che finisce in rami, che ancora si biforcano, ciò che prima era unito ora si fronteggia. Per trovare questa finale opposizione occorre far ricorso ad una serie di accorgimenti (volutamente trascuro per questa volta quello che gli antroposofi conoscono benissimo, e cioè che lo stesso uso di consonanti e vocali diverse crea comunque una diversa esperienza e percezione in chi legge o ascolta).

Gli accorgimenti: consistono nell'esprimere le proprie "impressioni", nel guardare anche all'etimologia, ma soprattutto nel trovare esempi in cui i due sinonimi non possano essere utilizzati indifferentemente, pena l'errore, o quantomeno la modifica del significato. Alla fine si scopre che la differenza non sta negli oggetti, bensì nel modo in cui è stata organizzata l'attenzione.
Questo è importantissimo in quanto mostra che il concetto non è un fatto "materiale" già dato.

Se devo trovare la differenza tra cima e vetta, potrò dire che vetta "sembra più acuto, più pungente" di cima. Che vetta potrebbe essere un punto "più piccolo" o più preciso di quello che sta sulla "cima". E poi notare che se posso salire sulla cima o sulla vetta indifferentemente, l'impressione è però un po' diversa. Potrei persino spingermi a dire che una vetta dovrebbe mediamente essere un po' più alta di una cima, e però salendo in cima ho sentito di più la fatica! (fermo restando che in queste impressioni non stiamo nella verità, ma solo nella ricerca).
Dire che sei in cima ai miei pensieri ti farà piacere. Non dirò che sei in vetta ai miei pensieri, almeno mi pare non si usi. Dirò: le vette dell'arte, non le cime. Salirò in cima allo sgabello, non sulla vetta.
Alla fine, si tratta soprattutto di ricostruire il percorso dell'attenzione. Che nel caso della cima risale poggiando sul "corpo" dell'oggetto (lo sgabello, la montagna), dal basso in alto. Nel caso della vetta, invece, l'attenzione parte dal vuoto che è sopra l'oggetto e si abbassa, vien da dire pian piano, sino a toccare a un certo punto la parte estrema della materia, del corpo (della montagna, non dello sgabello!). Da qui le varie sensazioni sopra descritte.

Qualche altro risultato, omettendo le tappe che furono necessarie per trovarlo: bianco e candido sono sinonimi, ma alla fine si trova che con bianco si aggiunge (mentalmente) il colore, mentre con candido si toglie l'eventuale altro colore (come una macchia): da ciò la maggiore leggerezza, o raffinatezza, o spiritualità del termine candido. Un cigno è bianco perché mentalmente gli do quel colore, ma è candido perché gli tolgo tutto quanto possa disturbare quello stesso colore. Un'anima può essere candida, non bianca. E così via.

Più breve ancora: si vaga entro uno spazio (definito mentalmente), ma si erra al di fuori di uno spazio, di un percorso (in questo caso anche il doppio significato di errare aiuta). Il movimento può apparire uguale, dal di fuori, ma la definizione mentale implicita nel verbo scelto è opposta.

E infine torniamo all'antroposofia. Ho proposto in un gruppo dei mesi scorsi, come esercizio di preparazione al pensare, di trovare quali differenze vi siano tra chiodo e ago (si potrebbe fare anche tra chiodo e spillo). Attenzione: si dovevano cercare non le differenze fisiche, ma quelle funzionali, legate al concetto. Infatti, subito si pensa che un chiodo è più grosso di un ago, ma poi si vede che un ago da materassi è più grosso di un chiodino da corniciaio. Dunque si tratta di differenze effimere, non sostanziali nella definizione. Che invece ci dirà ... se qualcuno vuole cimentarsi, provi a postare qui sotto (magari anche chi partecipò a quel gruppo può riprovarcisi, aiutato certo dalle conclusioni cui allora si giunse).

Oltre a questo vecchio discrimine, ne propongo uno nuovo (in fin dei conti vi è anche un aspetto ludico in tutto ciò): dov'è che restare e rimanere non sono sinonimi, anzi, magari, sono opposti?

Una perfezionata conoscenza del linguaggio non può che lasciarci ammirati per la sapienza che in esso è celata. Ma una tale conoscenza è pure assai utile per chi voglia concentrarsi sull'immagine di un oggetto, o chi intenda meditare su un mantram, dove pure i valori concettuali vengono certo pian piano superati, ma, appunto, non ignorati: anzi, essi vanno posseduti per poi poterli a un certo punto abbandonare.


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 Oggetto del messaggio: Re: Preliminari per un pensare corretto
Messaggio da leggereInviato: 11/01/2012, 13:37 
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Iscritto il: 12/12/2011, 22:30
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caro ginogost la dissertazione sull'A. è un semplice riferimento al da noi noto pensare e concentrarsi, è in fondo il nostro anelito a sapere ancor di più sul mondo spirituale, cosa a noi assai cara, noi bussiamo e attendiamo pazientemente le risposte alla nostra sete ardente.

Per cima o vetta diciamo: vetta sopratutto per i monti e i tremonti e cima in genere per altri oggetti,
in cima alla sedia tavolo letto classifica mobile tetto finestra sfera quadro triangolo angolo .........,
in vetta al monte.


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 Oggetto del messaggio: Re: Preliminari per un pensare corretto
Messaggio da leggereInviato: 13/01/2012, 18:39 
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correggo mie espressioni affrettate e non proprio corrette: non è un buon italiano dire "in cima al tavolo alla sedia ecc. " è meglio esprimeresi in altro modo, per es.: la cima di rapa, la cima di un triangolo come soggetti o complementi oggetti, non come complementi di luogo. E' più appropriato esprimersi così: sopra il tavolo o sopra la sedia, su un colle, ecc......." in cima" si usa quasi colo per le classifiche. Scusate.


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 Oggetto del messaggio: Re: Preliminari per un pensare corretto
Messaggio da leggereInviato: 14/01/2012, 13:44 
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Quello delle classifiche è un ottimo esempio. Se dico che uno è in cima alla classifica, vuol dire che la mia attenzione è partita da un punto qualunque della classifica e poi è risalita verso l'alto. D'altra parte, si dice anche in vetta alla classifica, ma sentiamo che si tratta di una percezione diversa. A prima vista sembra che chi è in vetta alla classifica sia più visibile, più "splendente". Questo è appunto il risultato di una operazione che parte da fuori, anzi da sopra, e si avvicina alla lista fino a trovare il primo ... ben distinto dal resto, quasi staccato.
Comunque, non fissiamoci troppo sui risultati, sarebbe già molto comprendere bene il procedimento.

Ripeto: sono in piedi, in cima ad uno sgabello. Mai dirò: in vetta a uno sgabello. Fa, semmai, un po' ridere.
Ha studiato così tanto da diventare una cima, nel suo campo. Cioè: tra gli altri. Sopra a tutti, ma "poggiato" su tutti. L'attenzione guarda i molti e trova che quello sta più in alto.
Non a caso l'esptressione "vette dell'arte" o "della musica" viene usata soprattutto da chi è poco competente, un po' estraneo a quelle arti. Cioè: parte da fuori e arriva ai primi che incontra, i più alti.

Provate a trovare la differenza, oltre che tra restare e rimanere (non ci ha ancora provato nessuno), anche tra duro e solido.


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 Oggetto del messaggio: Re: Preliminari per un pensare corretto
Messaggio da leggereInviato: 14/01/2012, 17:35 
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vero è che quando ci si esprime con la frase "il più grande pittore" (scultore scrittore attore...) oppure con "in vetta all'arte, alla letteratura...." si sta quasi sempre esagerando e si pensa al gran leone re della foresta, ci si ammala di leonite, perché in realtà il più grande è uguale al più piccolo quando ognuno offre il meglio delle proprie virtù.Il famoso professore di inglese a Ca Foscari spediva via tutti gli studenti che rispondevano "Sheskespeare è il migliore autore della letteratura inglese", appena pronunciato questa frase li faceva uscire con un 10/60esimi. Ma gli studenti non comprendevano il motivo, perciò lui era intelligente ma non era un pedagogo, era un pò sadico e leniva i suoi dolori di malattia professorale o professionale con questi mezzi sorrisi rivolti a se stesso e ai suoi colleghi.


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 Oggetto del messaggio: Re: Preliminari per un pensare corretto
Messaggio da leggereInviato: 14/01/2012, 17:54 
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restare e rimanere- duro e solido.
rest come il monte Rest in Friuli tondo solitario e sempre colmo di nebbia dove, se non sei colto da meditazioni o malinconie, non vorresti proprio restare, in più lassù non c'è nemmeno il brivido della possibile morte, dato che rotoli giù semplicemente per i fianchi senza orridi o dirupi scoscesi, insomma non puoi nemmeno farti scuotere dai brividi dell'anima senziente e dal corpo senziente, allora non ti resta che diventare flemmatico e costringerti a pensare, leggere e meditare, un pò come facciamo tutti noi, così l'anelito all'azione si trasferisce nello spirito e lì resta a costruire i corpi spirituali.
E dunque cari amici restiamo un pò tutti sul mote Rest e non facciamoci arrestare per non aver pagato intanto le tasse del canone laggiù in pianura dove nessuna auto resta ferma in autostrada pena un terribile incidente.
e per questa composizione letteraria salgo sicuramente in vetta e in cima alle classifiche dei superdotati. amen


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 Oggetto del messaggio: Re: Preliminari per un pensare corretto
Messaggio da leggereInviato: 19/01/2012, 17:35 
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liarem Oggetto del messaggio: Re: gennaio 2012Inviato: 17/01/2012, 11:01

cari amici, vi chiedo di approvare o confutare quanto qui di seguito espongo:

In
"teosofia, undicesima edizione del 1999, traduzione di Ida Levi Bachi, a pagina 63 - dalla XII riga al termine del paragrafo"

vorrei proporre una traduzione più libera e più italiana

"Chi solleva l'obiezione che, studiando queste sequenze di pensieri ed immagini, l'essere umano si apre alla visione soprasensibile per autosuggestione e per forme illusorie, dimostra di non essere adatto a conoscere la verità con il libero pensare."
Chi ha ancora qualche precisazione la aggiunga, purtroppo molti brani ancora sono piuttosto grezzi.

liarem Oggetto del messaggio: Re: gennaio 2012Inviato: 17/01/2012, 11:14


per chi non ha questa edizione, scrivo qui di seguito il brano della traduzione di Levi Bachi

chi opponga che, col formarsi una simile rappresentazione, l'uomo possa crearsi per autosuggestione la rappresentazione soprasensibile, dimostra soltanto che non è in grado di accedere col libero pensare alla verità

a pag. 83 in fondo nella traduzione di TEOSOFIA, Ida Levi Bachi scrive: " solo I processi fisici del corpo , dopo la morte, possono essere contemplati coi sensi fisici",
ma questo va sostituito con

" solo QUEI ( E PER QUEI SI INTENDE QUANTO PRIMA AFFERMATO CIOE' I PROCESSI DI DISSOLVIMENTO DEI CORPI DOPO IL DECESSO) processi fisici del corpo............

Nel testo tedesco c'è infatti scritto DIESE che significa QUELLI, cioè quelli citati poco prima. Questo scambio genera una confusione e induce a pensare che dopo il decesso si veda ancora con occhi del mondo terreno, e si tratta di un grosso equivoco. Una libera traduzione italiana andrebbe poi a rendere più fluente la lettura, ma lo si farà in seguito-

SI PREGA DI RIABBINARE QUESTO MESSAGGIO A QUELLO PRECEDENTE DELLO STESSO GENERE E DI PORLO NELLA ODIERNA PAGINA.Ci abbiamo provato, liarem, ma tu cerca di fare meno confusione, grazie


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