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 Oggetto del messaggio: L'esercizio misterioso
Messaggio da leggereInviato: 28/07/2011, 17:06 
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Nei suoi primi 3 libri filosofici RS dà un esercizio che egli non presenta con la stessa specificità con cui presenta gli esercizi nell'Iniziazione, per esempio. Cioè, in tutti e 3 i libri (Gnoseologia, Verita e Conoscenza, FdL) egli dà tra le righe questo esercizio, chiamiamolo "misterioso", che spiega in modo particolare nella Gnoseologia e in Verità e Conoscenza. Nella FdL lo accenna soltanto.

Questo esercizio del pensiero viene descritto come estrapolazione artificiale e deliberata (esperimento del pensiero) di tutti i pensieri, concetti, relazioni che tengono in piedi il "nostro" (proprio) mondo interiore ed esteriore. Essenzialmente, si tratta di mettere su uno stesso piano, indistintamente, tutte le sensazioni accolte dai sensi, per arrivare ad un'immagina disconnessa, indifferenziata, in cui nulla è predominante sul resto, ma tutto è un continuum disconnesso di sensazioni, sia nello spazio che nel tempo: fino a giungere a ciò che viene detto DATO IMMEDIATO, o DIRETTO.

In realtà quest'esercizio può essere considerato uno dei 6, quello della Spregiudicatezza, ma non si direbbe. Che significa allora astenersi dai giudizi? Come descritto in questi libri filosofici, si fa riferimento a ciò che ci è dato prima che intervenga il nostro intelletto a sistemare le cose, giudicarle in un certo senso, definidendo la particolare cosa con un "QUELLO", separando così "quello" specifico dal resto, portandolo in evidenza rispetto al continuum indifferenziato che è il dato immediato.

L'intelletto, il pensiero è lo strumento conoscitivo, col quale si conosce il mondo e noi stessi, producendo giudizi, giusti o sbagliati che siano. Qui un punto essenziale: prima di esprimere un giudizio abbiamo un dato che non è specifico, e non può essere sbagliato, o fonte di errore. Insistendo a considerare questo dato indifferenziato prima di definirlo col pensiero non ci si può sbagliare.

Si tratta di tracciare con cura il limite che separa il dato immediato dal dato strutturato dal pensiero. Secondo Steiner si giunge a scoprire che ci sono cose non-date, ma che solo noi possiamo dare.
Una volta che le abbiamo date, esse vanno a far parte del dato come il resto dell'esperienza. In questo modo si mette in evidenza il nuovo, la cognizione, la conoscenza, la nostra partecipazione nel mondo.


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 Oggetto del messaggio: Re: L'esercizio misterioso
Messaggio da leggereInviato: 28/07/2011, 19:48 
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Steiner nella Gnoseologia ha scritto:
Volket ci presenta semplicemente con le immagini che, in un periodo di tempo limitato, gli passano davanti la coscienza in maniera completamente disconnessa.

Ora, per esempio, la mia coscienza ha come contenuto l’immagine mentale di aver lavorato duro oggi; immediatamente unendosi a ciò è il contenuto di un’immagine mentale di essere in grado, con buona volontà, di fare una camminata; ma improvvisamente appare l’immagine percettiva della porta che si apre e del postino che entra; appare il postino, ora tira fuori la sua mano, ora apre la bocca, ora fa il contrario; simultaneamente si unisce a questo contenuto della percezione della bocca aperta, ogni tipo di impressione uditiva, tra le quali giunge l’impressione che fuori sta per piovere. Il postino sparisce dalla mia coscienza, e le immagini mentali che ora sorgono hanno come contenuto la sequenza: prendere le forbici, aprire la lettera, criticismo di scrittura illeggibile, immagini visibili delle più svariate figure scritte, diverse immagini e pensieri a ciò connessi; di rado in questa sequenza, riapparendo nuovamente, fanno capolino l’immagine mentale di aver lavorato duro, e la percezione, ora accompagnata da malumore, della pioggia che continua a scendere; ma entrambe scompaiono dalla mia coscienza, e sorge un’immagine mentale col contenuto che crede che una difficoltà che si era creduto aver risolto nel corso della giornata odierna, non è stata risolta; fanno ingresso allo stesso tempo le immagini mentali: libero arbitrio, necessità empirica, responsabilità, valore della virtù, probabilità assoluta, incomprensione, ecc.; tutte si uniscono assieme l’una con l’altra nel modo più variegato e complicato. E così via.



Steiner in Verità e Conoscenza ha scritto:
In altre parole, precisamente tramite stretta aderenza al dato come semplicemente dato, deve divenir palese che non tutto è dato. Insistere sul solo dato deve portare alla scoperta di qualcosa che va oltre il dato. La ragione per insistere così non è per stabilire un qualsiasi punto di partenza arbitrario per una teoria della conoscenza, ma per scoprire quello vero.


Steiner nella FdL (inizio capito Il mondo come percezione) ha scritto:
« In che modo l'altro elemento, che abbiamo finora indicato solo come oggetto d'osservazione, e che s'incontra col pensare nella coscienza, penetra in questa? ».
Per rispondere a tale domanda, dobbiamo togliere via dal nostro
campo d'osservazione tutto ciò che vi abbiamo già portato col pensiero: ché il contenuto della nostra coscienza è sempre pervaso da concetti nei modi più vari.
Dobbiamo rappresentarci un essere che, sorgendo dal nulla con intelligenza umana pienamente sviluppata, si affacci al mondo.
Quello ch'egli scorgerebbe prima di mettere in attività il suo pensare, è il puro contenuto dell'osservazione. Il mondo non gli mostrerebbe che un aggregato sconnesso di oggetti di sensazione: colori, suoni, sensazioni di pressione, di calore, gustative, olfattive: e poi sentimenti di piacere e di dispiacere. Questo aggregato è il contenuto dell'osservazione pura, senza pensiero. Di fronte ad esso sta il pensare, pronto a svolgere la sua attività non appena trovi un punto di presa. L'esperienza presto insegna a trovarlo. Il pensare è in grado di tirare dei fili da un elemento di osservazione ad un altro: e congiungendo determinati concetti con questi elementi, stabilisce fra loro dei rapporti. Abbiamo visto
più sopra come un improvviso fruscio venga collegato subito con un'altra osservazione mercé il riconoscimento che il primo è effetto della seconda.
Tenendo presente che l'attività del pensare non deve affatto concepirsi come soggettiva, eviteremo anche l'errore di credere che i rapporti stabiliti dal pensare fra gli elementi di osservazione abbiano un valore puramente soggettivo.
Si tratta ora di cercare, per mezzo del pensiero, qual genere di rapporto corra fra quel contenuto dell'osservazione datoci per via immediata, di cui abbiamo sopra parlato, e il nostro soggetto cosciente.
Data la elasticità di significato che certi vocaboli hanno nell'uso corrente, sarà bene che m'intenda col lettore riguardo ad una parola che adopererò spesso in seguito. Gli oggetti immediati di sensazioni che ho prima nominati, li chiamerò - in quanto il soggetto cosciente ne prende conoscenza per mezzo dell'osservazione - percezioni. Con tal nome indico dunque, non il processo dell'osservazione, ma l'oggetto dell'osservazione.
Non scelgo l'espressione sensazione perché questa ha in fisiologia
un senso determinato che è più ristretto di quello del mio concetto di
percezione.


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 Oggetto del messaggio: Re: L'esercizio misterioso
Messaggio da leggereInviato: 29/07/2011, 21:32 
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Iscritto il: 13/07/2011, 20:31
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Verrebbe da dire che: ponendosi senza pre-giudizi si può percepire con meraviglia, e divenire coscienti del ragionamento o giudizio che noi appiccichiamo alla percezione nel momento stesso in cui tale attività fatalmente dovrà riprendere.

Però l'esercizio del pensiero mi sembra mostri il momento di decodifica, dello smontaggio di questi pensieri. Concentrandomi sull'oggetto svelo e comprendo i ragionamenti che il creatore di questo ha seguito per giungere alla produzione; ovvero ancora le linee del bisogno che hanno preceduto questo pensiero. Per esempio: il sacchetto senza manici ha funzione di contenere, o di portare sopra; con manici di portare sotto, e queste funzioni promosse dal creatore sono la risposta a bisogni prima individuati - e quindi sottoposti a giudizio.:shock: :shock: :shock: :?


Ultima modifica di ginogost il 31/07/2011, 0:00, modificato 1 volta in totale.

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 Oggetto del messaggio: Re: L'esercizio misterioso
Messaggio da leggereInviato: 30/07/2011, 22:09 
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ginogost ha scritto:
Però l'esercizio del pensiero mi sembra mostri il momento di decodifica, dello smontaggio di questi pensieri. Concentrandomi sull'oggetto svelo e comprendo i ragionamenti che il creatore di questo ha seguito per giungere alla produzione; ovvero ancora le linee del bisogno che hanno preceduto questo pensiero.


Si, interessante...in questo esercizio l'oggetto, così identificato dal pensiero, deve ora cambiare aspetto -o nome- per far parte di quel continuum da cui esso sorge prima o poi, per mezzo del pensiero.
La volontà pone l'oggetto, ed esso diventa dato. Si può giungere a domandarsi, come parte dello stesso esercizio...anche la volontà è data?


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