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 Oggetto del messaggio: Le fatiche di Rudolf Steiner
Messaggio da leggereInviato: 01/08/2012, 14:52 

Iscritto il: 13/07/2011, 7:20
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Cito dal resoconto di ginogost della conferenza di Gaetano Buonaiuto a Trieste il 5 maggio 2012 http://antroponordest.altervista.org/viewtopic.php?f=61&t=129
Cita:
il suo lavoro [di Rudolf Steiner] comportò un grande sacrificio di energie: […] egli morì proprio per le troppe energie impegnate, cioè per la fatica. Nell’ultimo anno di vita arrivò anche a sei conferenze al giorno!
Io ho sempre saputo, e mi risulta l’abbia detto lui stesso, che quanto gli pesava erano i colloqui individuali, l’interminabile fila di postulanti che anelavano interrogarlo su questioni personalissime, e ai quali non poteva sottrarsi per un obbligo assunto col mondo spirituale.
Le conferenze, invece, lo rinvigorivano. Un ascoltatore descrive come Rudolf Steiner arrivasse in sala con l’aria stanca, un po’ incurvato, e la percorresse con passi pesanti fino al podio; poi via via si animava, si drizzava, ringiovaniva e al termine della conferenza non si riconosceva più colui che l’aveva iniziata.
Un picolo aneddoto. Ho partecipato a quello che un famoso conferenziere si ostina a chiamare convegni, o seminari, e che sono in realtà successioni di conferenze di due ore o anche più tenute solo da lui, tre al giorno. A metà “seminario” esprimevo ad una partecipante la mia meraviglia su come potesse farcela a quel ritmo e lei, molto più scaltra e avveduta oltre che esperta nel parlare in pubblico mi disse testuale che “le conferenze stancano chi le ascolta, non chi le fa” (che, infatti, a volte non la finisce mai).


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 Oggetto del messaggio: Re: Le fatiche di Rudolf Steiner
Messaggio da leggereInviato: 01/08/2012, 15:24 
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Ehm, Lorenzo, proprio tu che rifiuti di leggere e discutere le conferenze di Steiner in quanto stenografate ...
In realtà probabilmente Bonaiuto ha accennato anche a quello che tu riporti, e forse nel mio riassunto "vi possono essere degli errori". Dei quali mi scuso, ma non conosco la stenografia e mi arrangio con frettolose selezioni a volte non proprio precisissime, oltre che con un sistema di simboli personale che invece funziona discretamente.

Fatta la dovuta giustizia verso Bonaiuto, è pur vero che, come il potere logora chi non ce l'ha, “le conferenze stancano chi le ascolta, non chi le fa”.
Infatti il lavoro dei prof. universitari è assai meno faticoso che quello dei prof delle medie. I primi parlano ex cathedra, i secondi devono continuamente adeguarsi all'utenza, stimolarla, sorvegliarla ecc. Lavoro bestiale.
In fin dei conti, mentre chi corre i 100 metri si foga e basta, faccio per dire, chi gioca una partita di football o basket ecc ha tutto un altro compito dal primo: deve adeguarsi ai ritmi dell'avversario, e ciò è ben più faticoso di quanto non appaia.

Pertanto, dopo aver sofferto nell'insegnamento alle medie per lunghi anni, ora anche il sottoscritto si ristora conferenziando ogni tanto a spese dei vari Lorenzo, vittime predestinate quanto indocili ... :D

In conclusione: sono d'accordo.
Potremmo continuare questo argomento o con osservazioni parallele su altrettali "santoni" (da Deunov a Scaligero), o anche con considerazioni legate alle energie che si spendono in antroposofia. O anche come?


Ultima modifica di ginogost il 03/08/2012, 15:48, modificato 1 volta in totale.

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 Oggetto del messaggio: Re: Le fatiche di Rudolf Steiner
Messaggio da leggereInviato: 01/08/2012, 15:36 

Iscritto il: 13/07/2011, 7:20
Messaggi: 159
Anche dicendoci, una buona volta, che forse la gente non andava alle conferenze per sentire cosa facevano gli Archai nell'antico Sole (ehm, magari ci andavi tu nell'incarnazione precedente, e balìn alla conferenza sulla virtù della pazienza) ma per poter poi avere un colloquio privato col relatore.
O no?


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 Oggetto del messaggio: Re: Le fatiche di Rudolf Steiner
Messaggio da leggereInviato: 02/08/2012, 1:50 
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Iscritto il: 13/07/2011, 20:31
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Occorrerebbe sapere, su 100 presenti alla conferenza, quanti poi richiedessero il colloquio privato. Se pure fossero molti, non credo proprio fossero la maggioranza, al massimo una nutrita minoranza.
Sbaglio?


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 Oggetto del messaggio: Re: Le fatiche di Rudolf Steiner
Messaggio da leggereInviato: 02/08/2012, 8:35 

Iscritto il: 12/09/2011, 8:29
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Località: Roma
Cita:
il suo lavoro [di Rudolf Steiner] comportò un grande sacrificio di energie: […] egli morì proprio per le troppe energie impegnate, cioè per la fatica. Nell’ultimo anno di vita arrivò anche a sei conferenze al giorno!


Sicuramente i colloqui privati ad un certo punto hanno rappresentato un peso, specialmente perché molti continuavano incessantemente a chiedere aiuti (anche economici?), e non facevano una meditazione neanche a pagarli. Tant'è vero che Steiner mi sembra che ad un certo punto, decise di troncare qualsiasi colloquio privato (ora non ricordo dopo quale conferenza, disse questa cosa, ma mi sembra si trattasse del periodo relativo alla prima guerra mondiale). Ma sappiamo anche da altre testimonianze (Friedrich Hiebel: Tempo di decisioni con Rudolf Steiner), che lui (ragazzetto di 19 anni) abbe colloqui anche nel 1922.

Comunque secondo Prokofieff in "Possano udirlo gli uomini" e anche secondo Judith von Halle in un articolo su l'Archetipo, Steiner si ammalò a seguito dell'incendio de primo Goetheanum, nel quale lui vi aveva speso le sue più preziose forze eteriche nella edificazione artistica. Con tale corpo eterico indebolito, egli non era più scattante e leggero nel camminare, come lo era prima. Ma il colpo di grazia lo ricevette durante il party che si tenne alla fine del Convegno di Natale per la fondazione della Società Antroposofica Universale. Prokofieff dice che Steiner fu avvelenato con una mistura orientale (preparata in ambienti anti antroposofici) che aveva la proprietà di stroncare proprio le forze eteriche, già indebolite dall'incendio. Secondo Prokofieff, che cita la Wegman e altri, egli non riusciva più a digerire i pasti, con le forze eteriche impiegate normalmente nella digestione, e dopo ogni pasto (quasi sempre leggerissimo) doveva con le proprie forze di pensero, entrare profondamente fin nel corpo fisico e operare lui stesso ai fenomeni della digestione, e questo per lui era un dispendio di energie altissimo.

Certo grazie a questa debilitazione corporea, Steiner raggiunse la conoscenza più profonda delle analogie Corpo Umano / Cosmo. Sono di questo periodo le comunicazioni dei 72 battiti cardiaci al minuto corrispondenti ai 72 anni che la Terra compie per muovere l'asse (precessione degli equinozzi) di un grado. E tutte le analogie di questo tipo, che lui ebbe modo di approfondire fin nei dettagli più particolari, in questo periodo di grave malattia.


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 Oggetto del messaggio: Re: Le fatiche di Rudolf Steiner
Messaggio da leggereInviato: 02/08/2012, 10:17 
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Iscritto il: 14/07/2011, 17:41
Messaggi: 49
Cita:
In conclusione: sono d'accordo.
Potremmo continuare questo argomento o con osservazioni parallele su altrettali "santoni" (da Duneev a Scaligero), o anche con considerazioni legate alle energie che si spendono in antroposofia. O anche come?


Santoni?
Caro Gino, Il vizio della provocazione non è una qualità animica!


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 Oggetto del messaggio: Re: Le fatiche di Rudolf Steiner
Messaggio da leggereInviato: 02/08/2012, 11:25 

Iscritto il: 25/07/2011, 21:36
Messaggi: 131
Grazie, Pierfrancesco. C'è sempre stato una sorta di mistero sulla malattia di Steiner, non ne ho mai trovato scritto (nelle mie non troppo vaste letture...)e invece mi interessava. ( Certo l'incendio dev'essere stato un dolore immenso...)
E anche l'immagine di come camminava ce lo rende vivo e umano...


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 Oggetto del messaggio: Re: Le fatiche di Rudolf Steiner
Messaggio da leggereInviato: 02/08/2012, 14:40 

Iscritto il: 13/07/2011, 7:20
Messaggi: 159
Di seguito quanto mi inviò tempo fa l'amico Francesco S, "non tesserato né della setta ortodossa né dell'eresia powelliana"
Cita:
Traduzione dal Christian Star Calendar 2008, di Robert Powell ;
dall'articolo L'IMPRONTA DI PLUTONE NEGLI EVENTI DELLA VITA DI CRISTO, PERSONALITA' STORICHE, ED EVENTI MODERNI, di David Tresmer e Robert Schiapacasse; dal capitolo <<L'incontro di Rudolf Steiner con Plutone e il sole>>; il sottocapitolo <<L'avvelenamento>>:
{nel capitoletto previo, diceva che l'incendio del Palazzo Giovanni (Goetheanum) il 31 dicembre 1922 Plutone e Sole erano reciprocamente opposti , e che Sergei Prokofieff avrebbe capito che l'attacco al palazzo avrebbe causato danni irreparabili al corpo eterico del progettista}
A dispetto dell'incendio della bella costruzione, Steiner aveva raccolto qualcosa di prezioso dai reami spirituali che portò indietro per beneficiare l'umanità. Lo nominò una Pietra di Fondazione, come se fosse una cosa fisica --una 'pietra'-- posta all'interfaccia tra artificio e terra, sul fondo di una struttura fisica. Egli comprendeva che questo dono era una 'cosa' eterica che avrebbe formato una base per una nuova cultura umana. Erano quattro lunghe strofe con incastrati riferimenti che riassumevano il suo intero insegnamento, portato come dono dai reami spirituali.
Viaggi nei reami spirituali possono avere i loro pericoli. Steiner ci viaggiava diverse volte al giorno, eppure quest'impresa finale della vita di Steiner lo assorbì più profondamente del solito. Tali viaggi hanno i loro rischi, e Steiner rischiò molto per riportare tesori spirituali all'umanità. La sera del 1° di gennaio, 1924, dopo che Steiner aveva consegnato l'interezza della Meditazione della Pietra di Fondazione, lo studente 33enne di euritmia Ilona Schubert stava scendendo a un ingresso dalla cucina da tè:
“Mentre stavo camminando per questo passaggio con una tazza di tè, la tenda che separava il passaggio dal resto della hall fu tratta da parte e il Dottor Steiner venne verso di me vacillando, pallido come neve e fortemente gemente. Rapidamente appoggiai la tazza e riuscii appena a guidarlo a una sedia. Tutto ciò che disse fu: 'Mi sento così bisognoso/sfortunato'. Volli andare presto a chiamare la sig.a dott. Steiner e la sig.a dr. Wegman, ma egli mi tenne la mano decisamente e disse 'No, resta con me... acqua per piacere, acqua.' La signorina Mitscher, apparsa proprio allora, corse per l'acqua ma io non potei andarmene perché il mio braccio sosteneva il dott. Steiner.
Beve tutto il bicchiere che la signorina Mitscher gli diede. Gli domandammo cos'era successo ed egli disse: 'Sono stato avvelenato'. Si vedeva che soffriva terribilmente. Era freddo come ghiaccio e bagnato di sudore.

{da <<Reminescenze>> (<<Rimembranze>>) di Schubert, pag.53}


Non so che valore dare a questa testimonianza, non so perché non venga divulgata come sembrerebbe meritare (perché è un fatto che in tanti anni di frequentazioni mai ne ebbi sentore).
Non so se dipende dalla vergogna per non aver saputo proteggere la vita del Maestro, dopo aver mancato già nella protezione della sua opera.
Non so se c'entri qualcosa il fatto che nelle analisi non si trovò traccia di veleno, e neppure si esaminò il corpo di Rudolf Steiner.
Di persone che sono deperite/ammalate fino a morirne dopo aver visto dissolversi il lavoro di una vita ne ho conosciute più d'una, ed è cosa purtroppo abbastanza frequente. Mi pare improprio ricorrere a spiegazioni (? al massimo "ipotesi") “occulte”, che aprono più enigmi di quanti ne sciolgano.
Come il dire che "Steiner morì perché aveva legato il suo karma a quello della Società”.
(allo stesso modo potremmo affermare che S.C. morì perché aveva legato il suo karma a quello della f.ria)


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 Oggetto del messaggio: Re: Le fatiche di Rudolf Steiner
Messaggio da leggereInviato: 02/08/2012, 15:10 

Iscritto il: 12/09/2011, 8:29
Messaggi: 68
Località: Roma
lorenzo ha scritto:
Non so che valore dare a questa testimonianza, non so perché non venga divulgata come sembrerebbe meritare (perché è un fatto che in tanti anni di frequentazioni mai ne ebbi sentore).


Beh io l'ho letto da Prokofieff in Possano Udirlo gli Uomini

lorenzo ha scritto:
Di persone che sono deperite/ammalate fino a morirne dopo aver visto dissolversi il lavoro di una vita ne ho conosciute più d'una, ed è cosa purtroppo abbastanza frequente.


E' possibile, ma il fatto che il vero tracollo (l'avvelenamento o la deperita) avvenne non nel momento dell'incendio, ma nel momento della festa, e della gioia per l'avvenuta posa della pietra di fondazione, mi fa credere il contrario. E le stesse parole dette a seguito dell'incendio del Goetheanum, ovvero che quelle forze eteriche impresse da Steiner e i suoi collaboratori, per l'edificazione artistica dello stabile, nel bruciare ora erano trascese al livello spirituale, e quindi divenute eterne, lascia pensare che nonostante la tragedia lui sapesse trovarne l'aspetto positivo.

Comunque si può pensare anche a che sia le cause "umane" (il vedere la pochezza dei suoi collaboratori) che quelle "demoniache" (il veleno, o la "macumba" dei suoi nemici), siano state entrambe presenti.


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 Oggetto del messaggio: Re: Le fatiche di Rudolf Steiner
Messaggio da leggereInviato: 02/08/2012, 15:43 
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Iscritto il: 13/07/2011, 20:31
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-Maria- ha scritto:
Cita:
In conclusione: sono d'accordo.
Potremmo continuare questo argomento o con osservazioni parallele su altrettali "santoni" (da Duneev a Scaligero), o anche con considerazioni legate alle energie che si spendono in antroposofia. O anche come?


Santoni?
Caro Gino, Il vizio della provocazione non è una qualità animica!

Provocazione? Ma dove?
Santoni tra virgolette è una affettuosa abbreviazione. Vederci una provocazione scandalizza me.

Attenzione. Steiner considerava fondamentale il senso dell'umorismo per chi si occupa di scienza occulta. Coltivarlo un poco non farà male a nessuno.


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