Sono vegetariano per scelta. Avevo eliminato anche il pesce, ma quando mi sono reso conto che ciò mi comportava altri e peggiori squilibri alimentari ho ritenuto di non essere in grado di arrivare a tanto.
Comunque, né carne né salumi, che pure non mi disgustano, un po' per motivi umanitari, un po' per salute, un po' per quanto l'antroposofia mi comunica a questo proposito (tipo: "nel dopo morte avrai a che fare con l'io degli animali sacrificati", al che mi immagino questo maiale con lo sguardo severo ...
).
L'altro giorno, in Germania, avendo a che fare con un menù letto troppo superficialmente, ho ordinato un piatto di patate e verdure - secondo me. Invece c'erano anche 3 belle fette di maiale scottato.
Che fare? Ero in compagnia, quindi ho subito "generosamente" proposto agli altri di papparsele: in tal modo ne ho distribuite due. Loro la carne la mangiano comunque. E la terza? Da scegliere tra: non mangiarla, per coerenza; oppure mangiarla, per evitarne lo spreco, per rispetto verso il sacrificio dell'animale.
So che a questo punto qualcuno già mi considera uno sballato, altri un fissato, ecc. Tuttavia, anche questi sono i casi veri in cui l'antroposofia viene messa alla prova dalla vita, e allora ho pensato di parlarne qui, tranquillamente.
Che ho fatto? ho valutato che c'era stato un mio errore, per il quale poteva essere giusto "pagare" in qualche modo. Ho ritenuto più importante il rispetto verso l'animale sacrificato piuttosto che il rigido attenersi ad una scelta in modo totalitario e dunque sprecarne le carni risultasse un ulteriore errore. Ho dunque mangiato la terza fetta senza particolare piacere, occorre dirlo, ma nemmeno disgusto, considerando ciò una conseguenza della mia superficialità, da mettersi nel mio conto (infatti, l'animale era stato indirettamente, si capisce, già sacrificato per causa mia).
Vorrei trovare qui di seguito i vostri pareri. Non solo le vostre personali scelte, nel caso vi foste trovati in tale situazione, ma anche un giudizio sui miei ragionamenti - o vaneggiamenti.
Grazie. G.