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 Oggetto del messaggio: Appunti dal Convegno di Palermo dicembre 2010
Messaggio da leggereInviato: 14/07/2011, 10:24 
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Riposto qui per comune utilità i miei appunti, attualmente non più presenti su internet. G.

Discorso introduttivo svolto, come d'abitudine, dal segretario nazionale di un'altra nazione, qui la Danimarca con Troels Ussing. Preciso che lascerò il testo molto grezzo. Le mie note extra sono in questo colore.

C'è un nuovo impulso che viene dall'interiorità dell'uomo, "la luce entrò nel corso dell'essere terreno", recita la Pietra fondamentale. Si tratta di una situazione nuova, dobbiamo pensare ad un potente essere spirituale venuto dai cieli. Le forze dell'essere solare stanno entrando nella terra attraverso il Cristo(NB: la conf. di Steiner del 1910 annunciava appunto la venuta di Cristo nell'eterico). Nuovi elementi di calore, luce, devozione ci stanno raggiungendo. Questo Essere spirituale si è unito alla terra con la Crocifissione (reazione della terra: una eclisse solare, oscurità, ed anche un effetto sismico). In quel momento l'aura della terra si trasformò, avvenne un nuovo potenziale per la terra stessa e per le anime. Un seme cresce. Abbiamo queste tre tappe: Resurrezione, Ascensione, Pentecoste.
L'anima umana si era sviluppata durante i 5000 anni del Kali Yuga, che termina nel 1899. Altro cambiamento fu nel 1879, con la cacciata degli spiriti arimanici nella terra e la venuta dell'epoca di Michele: però appunto anche l'impulso materialistico si rinforza, e non solo quello verso lo spirito. Come dire: l'umanità potrebbe andare di qua, ma anche di là. Ma ora il nuovo modo di operare e pensare tende a sciogliere il corpo eterico dal corpo fisico, che risultano meno collegati.

Anche qui si tratta di tre tappe (non ricordo bene se comparate alle tre del Cristo di cui sopra): prima del '79, tra '79 e '99, dopo il 1899. E qui si trova una grande turbolenza, sinché nel 1910 RS disse: ora accadrà che l'umanità percepirà il secondo avvento del Cristo (partì da Stoccolma con la conferenza del 1° gennaio, e scese l'Europa in verticale sino appunto a Palermo).

La nuova costituzione dell'anima dell'uomo è in rapporto con questo scioglimento del corpo eterico. L'uomo sta nascendo nel mondo eterico in un modo nuovo. Dal 1930 in poi avremo progressivamente la visione eterica del Cristo. Ciò accadde già inizialmente con S. Paolo, e poi con Christian Rosenkreutz, ma ora diventerà "naturale" per gli uomini.
Questo secondo avvento del Cristo significa una varietà di nuovi eventi. Da ora appare il corpo eterico del nuovo messia, e in questa sfera, in cui peraltro siamo da sempre, ci stiamo infine risvegliando.

Finora si è sentito con e nei sensi, ora il corpo eterico può sentire in modo nuovo. Nell'incontro percepisco l'altro attraverso il linguaggio e i pensieri, con simpatia/antipatia. Mettendo ciò da parte potrei semplicemente sentire l'io dell'altro. E potrei percepire il corpo eterico dell'altro entro me, avendo così una nuova percezione dell'essere umano. Questa facoltà si svilupperà lentamente. Assieme a ciò, è dato sentire la natura in un modo diverso, come per esempio in Goethe. Posso percepire il corpo eterico della pianta, e tutto ciò è in rapporto con il nuovo apparire del Cristo.

Il Cristo eterico vive nel tempo. Usualmente la coscienza ha a che fare con il passato, però ora ha a che fare con il futuro: e come posso compensare, cioè riequilibrare il mio agire, nel futuro? In effetti, questa nuova costituzione dell'anima crea insicurezza, passiamo la soglia senza comprendere. Occorre prendere coscienza di questo nuovo stato della coscienza stessa, di questa nuova condizione che ci rimanda a quella di S.Paolo. Le nuove facoltà che ritroviamo in noi ne sono l'annuncio.

Va fondato un nuovo punto d'appoggio. Io ti percepisco attraverso la via delle forze vitali. Questo accade nel mio più profondo sentire, ma la testa non lo comprende, lei continua con un pensare di tipo vecchio. Questo porta a crisi e frustrazioni, e dunque l'io dovrebbe proprio imparare a capire questa nuova facoltà che bussa alle porte. Come, allora, possiamo prepararci a comprenderla?
Indica tre passi dello sviluppo della cristianità, e io devo riconoscere l'idea del Cristo che entra nel flusso della terra. Tuttavia la cristologia, per sua natura, non vive nel regno dell'idea, bensì nell'impulso dell'anima. Proseguiamo dall'idea all'impulso all'incontro, che avviene/avverrà nel regno dell'eterico. E cosa sappiamo noi del regno dell'eterico? Che vi manca l'ego, e che c'è il Cristo. Noi dunque cresciamo così dall'idea all'impulso per arrivare a incontrare la natura del Cristo.

In Goethe vediamo un modo cristiano, appunto, di conoscere il mondo, e Steiner parla del declino dell'intelligenza: se questa non ottiene un nuovo impulso (cristiano), essa passerà dalla parte del male. Si può guardare all'esempio di Goethe che ha preso su di sé quest'impulso, e ci rappresenta un nuovo modo di fare scienza. La quale ha dunque un rapporto con la verità del Cristo.

Oggi serve una maggiore conoscenza dell'eterico. Del fisico sappiamo molto, ma anche dell'anima, e persino del mondo spirituale: invece, come umanità abbiamo ben poca idea su che sia il mondo eterico.
E come questo ha lavorato? Io ho la memoria, e quando considero le piante nella mia memoria ne ho una immagine mentale, che viene ricevuta dalle forze vitali e poi scompare. Funziona un po' come con la superficie dell'acqua: il sole viene riflesso ove il vento increspa le onde, e così con le forze eteriche, dove le impressioni vengono ricevute e poi sprofondano nelle forze vitali. Steiner spiega come si formino dei piccoli segni nel nostro corpo eterico: quando li riporto a galla li leggo, ed ho l'immagine entro la memoria. E quando muoio, tutti i segni impressi così nel corpo...diventano immagini.
Quando Cristo-Gesù morì, lo stesso accadde al suo corpo eterico, e così da allora è impressa nel mondo eterico terrestre la vita del Cristo; le sue immagini non si sono affatto dissolte, ma sussistono reali nel mondo eterico, come memoria del mondo, ed anche come nuova parte del mondo: ed è proprio con tale mondo che veniamo in contatto attraverso le nuove facoltà. Magari non sperimentiamo direttamente il mondo di Gesù-Cristo, tuttavia sperimentiamo queste nuove forze di luce cristiche. Quando in questo nuovo mondo sono cosciente, sperimento nuove facoltà con cui sentire l'eterico nel mondo. Occorre comprendere ciò come una parte del riapparire di Gesù-Cristo. L'eterico è il primo passo nello spirituale.

I gradini sono dunque: comprensione dell'uomo, comprensione delle piante (2), comprensione delle mie azioni (3) (mi rendo conto che qui la comprensione da parte mia è stata un po' zoppicante).

Infine, tornando all'inizio, all'ingresso, al giungere di questo influsso, rivediamo il Giovanni Battista: "Mutate mente!".


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 Oggetto del messaggio: 2: Appunti dal Convegno di Palermo dicembre 2010
Messaggio da leggereInviato: 14/07/2011, 10:27 
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Il convegno di Palermo: il gruppo di studio di A. Di Grazia

Io ho partecipato (tre giorni, 2 ore al giorno) al gruppo di studio di Alessandro Di Grazia: l'antroposofo tra pensiero debole e conoscenza iniziatica.
Per pensiero debole (v. Gianni Vattimo ) si intende che dopo l'epoca delle ideologie si è compreso che serve una certa malleabilità, non rigidi principi, ma saper accogliere vari approcci e situazioni - all'eccesso questo modo di procedere può sembrare un po' "vigliacco", ma insomma, pur di non ricadere nel pensiero forte...

Peraltro, la conoscenza iniziatica sarebbe per molti aspetti un modello di pensiero forte, a meno di andare da Steiner a dirgli che i Cherubini non esistono o che i Vangeli sono un romanzetto rosa.

Comunque, tra varie discussioni, a un certo punto vi è stato l'invito a riflettere su quel momento di trance, di escarnazione, di perdita d'identità cui siamo obbligati nel corso del cammino iniziatico. Questo per me è molto interessante, in quanto ivi le conoscenze "si incrociano", spesso si invertono, cadono sotto una nuova logica che ha un che di artistico: sento che stiamo andando in quella direzione.

Un altro aspetto analizzato è il rapporto tra dovere e voce della coscienza. Di fronte ad un dovere prospettato come "appreso" Stefano Pederiva intervenne più volte a sottolineare l'importanza dell'azione della coscienza. E comunque, neanche la coscienza è sufficiente per una azione libera.

Personalmente, mi viene solo da aggiungere che sì, un pensiero debole, cioè non vincolato ad ideologie rigide, e una conoscenza iniziatica conquistata fin nel personale, sono compatibili. Il primo sarebbe equivalente a quella base dei dodici punti di vista su cui si basano molti assunti antroposofici. Non vi sarebbe incompatibilità con le conoscenze iniziatiche, a patto di averle accettate non perché lo ha detto Steiner, ma perché "mi torna tutto".


Ultima modifica di ginogost il 14/07/2011, 10:37, modificato 1 volta in totale.

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 Oggetto del messaggio: 3: Appunti dal Convegno di Palermo dicembre 2010
Messaggio da leggereInviato: 14/07/2011, 10:30 
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Il Convegno di Palermo: Tavola Rotonda
L'antroposofo oggi tra cultura materialistica e scienza spirituale. Mod. G.Guasina.


Carmelo Samonà: Materia e materialismo furono necessari per distinguersi come io dal mondo. Il materialismo fu una prova necessaria, più difficile ancora per coloro che erano più portati verso lo spirito. L'oggetto staccato dallo spirito appare esistente per sé, e ciò porta a una tentazione verso il materialismo. L'oggetto oggi viene come disintegrato in direzione dell'infinitamente piccolo, e si rischia così di non ricondurre più la materia alle sue "tentazioni spirituali".
Oggi si dice che "la verità non esiste", che la fa esistere l'uomo. Ciò non dice che la verità non cìè, ma che l'uomo la deve realizzare. Occorre risvegliarsi all'atto libero. Ma continuamente l'antroposofo viene tentato, ed ha una coscienza dolorosa di questo processo, di questo isolamento, del perché siamo stati abbandonati dagli dei.
Ed è un errore che l'antroposofia diventi dogmatismo, una verità già data, come fu nell'epoca dell'Anima Razionale: in tal modo essa diventa anche una esaltazione mistica. La verità è un fatto concreto, non un lascito già dato. Un altro pericolo è appunto l'esaltazione mistica, che produce dipendenza affettiva. Ciò porta non a far emergere in sé l'antroposofia per il mondo, ma a rinchiudersi in gruppetti ove riscaldare le proprie anime. Ma solo gli esseri spirituali che si oppongono all'uomo, quelli non evoluti, vogliono prescrivergli qualcosa.
Allora, se uno è già religioso vada in chiesa. Ma nell'antroposofia han da andare solo i materialisti. L'antroposofia ha la sua identità, e così rispetta tutti, compreso il materialismo. Non serve proprio confutare niente a nessuno, ma riconoscere le ragioni di ogni cosa.

Poi viene detto che occorre un dialogo tra scienza dello spirito e pensiero intellettuale.
Alessandro di Grazia: Vi sono tipiche modalità biografiche individuali con cui si entra nell'antroposofia. Si prende coscienza, così, e ci si mette in rapporto con l'opera di RS. Però definirsi antroposofo, beh, lui cerca di non farlo, è una "materializzazione". E poiché i fatti sono le parole stesse, per una scienza dei fatti serve una scienza delle parole.
Samonà ha prima prefigurato un punto zero, il silenzio degli dei, l'abbandono totale. Mio compito comprendere fino a qual punto questo annichilimento può avanzare, ovvero venire arrestato.
Così accade che subito l'antroposofo reagisce e decide che il materialismo non deve tornare: "Voglio andare verso lo spirito". Per RS così non va proprio bene. Nel suo campo il materialismo, infatti, ha ragione! Nietsche afferma che il problema non è liberarsi dalle catene, ma dall'idea delle catene. E che bisogna porsi di fronte agli dei per non restarne schiavi (= moto di antipatia).

Alessandro Sbardelli: riprende il tema dell'abbandonare il proprio punto di vista. Nell'autocoscienza, io penso ed osservo me stesso che pensa. Il Rinascimento è in realtà, dovremmo dire, un Nascimento, abbiamo l'io che si pone di fronte alla natura umana come continuatore della verità, vicario di Dio.
Nell'arte antica troviamo che prevale l'idea, oggi prevale la forma, sull'idea. Pertanto, noi dobbiamo approfondire la forma finché nella forma troveremo l'idea.
L'arte moderna tende ad eseere un frammento. Perché? Perché noi abbiamo da sviluppare l'io in senso nuovo. Allora viene affrontato il problema del male, tipico del 5° periodo postatlantico (nel 4° il problema era invece quello dell'immortalità).
La lotta contro gli spiriti arimanici va fatta sentendo che il male è anche in noi. Ed onorando Dio anche con la parte oscura che è in me, vivendola, non "buttandola via". Se questo non lo si fa, il messaggio del tempo ti attraversa e diventa il male, proprio perché non hai rappresentato te stesso attraverso la tua parte oscura.

Intervento di Franco Tagliente, scultore: chiede se davvero quando troviamo noi stessi ci immergiamo nella materia. La cultura materialistica si pone oramai come verità dogmatica. Dove va allora a vivere l'antroposofo?

Viene poi sollevato il problema dell'agire nel concreto. Di Grazia chiede: qual è il terreno che dobbiamo arare? Perché, insomma, dovremmo anche interpretare i tempi di oggi, che non sono più quelli del 1930. La società fuori del mondo antroposofico è più avanti! Da noi antroposofi c'è arretratezza culturale. E arriva l'invito a non parlare di quello che si pensa sia vero, bensì "di quello che sapete che è vero".

Mie considerazioni: la problematicità di di Grazia rischia di lasciarmi a mani vuote. Il distacco dal divino è un fatto, non occorre mica più porselo problematicamente: come tale va accettato ed affrontato. Vero che in tale situazione occorre osservarsi spassionatamente, tuttavia trovo strano che i motivi di decadimento vengano ben analizzati, mentre non si porta quasi l'attenzione sui moti di risanamento, se non con una esortazione tra il moralistico e il buon cuore. L'effetto è un po' demotivante. In questo senso la chiusa in maggiore di Sbardelli ha almeno il pregio della chiarezza: occorre portar con sé anche la propria parte oscura. Mi si conceda di osservare: niente di nuovo sotto il sole (di Palermo). E infatti - non ricordo in quale occasione, non necessariamente in questa tavola rotonda - a un certo punto c'è stato chi è sbottato che è stufo di ascoltare le solite "trombonate" e voleva, in sostanza, meno oratoria e più vita.


Ultima modifica di ginogost il 14/07/2011, 10:37, modificato 1 volta in totale.

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 Oggetto del messaggio: 4: Appunti dal Convegno di Palermo dicembre 2010
Messaggio da leggereInviato: 14/07/2011, 10:32 
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Seconda Tavola Rotonda – 7 dicembre
L’interesse per l’altro uomo come possibilità dell’esperienza eterica. Moderatore Claudio Puglisi


Claudia Gasparini: interesse, cioè inter/esse(re). Come realizzarlo? Posso pensare che l'essere che incontro non è soltanto fisico, ma un vero essere spirituale. Mi metto allora al servizio dell'interesse, una corrente si trasferisce da me all'altro, senza che io perda alcunché. Questo sacrificio può unirmi all'altro per creare un intero.
Occorre autoeducarsi nel pensare sentire volere. Non si tratta di intellettualismo, né di sentimentalismo, e neppure di volontà cieca di fare. Serve che un gruppo formi un'attività spirituale, e questa sostiene le attività esterne. E quando si collabora, alla fine ci si meraviglia sempre delle risposte che vengono dal mondo spirituale.

Gabriele Navilli, nel raccontare le ricche e complicate esperienze di Conegliano, sostanzialmente conferma l'assunto: il gruppo antroposofico sostiene tutto il resto, l' si trovano le risorse, anche le più imprevedibili.

Gianni Catellani: siamo tutti collegati sul piano eterico, lì non siamo separati. E siamo in una atmosfera di luce. [segue una rapida digressione su Ossigeno Carbonio Azoto e Idrogeno che non sono assolutamente riuscito ad annotare, ma che comunque riguardava i rapporti - di collaborazione - tra questi elementi nella differenziazione terrestre]
...sino ad una situazione di più luce, con lo zolfo, dove tutto ritorna nell'indifferenziato.

La terra ruota intorno al sole, e così delinea al suo interno la terra eterica, questa grande "sfera" i cui limiti sono nell'orbita del pianeta, che ne è tutto incluso, come incluso è l'eterico che avvolge la parte fisica, cioè minerale, morta. I globi relativi ai vari pianeti sono tutti l'uno interno all'altro, illuminati dal sole. Noi nuotiamo, come esseri viventi, nell'eterico planetario.
Ma c'è un enigma, tale anche per i matematici, ed è l'equilibrio tra le forze centripete e centrifughe, che non possono durare in eterno: ma va considerato che pure noi manteniamo la nostra forma perché sorretti, "tenuti" dalle forze eteriche. Gli esseri cosmici sono in queste sfere. Noi ne subiamo le forze, ma più ancora le subisce il mondo vegetale. Il Cristo è entrato nella terra, cioè al centro del pianeta eterico (!!!), che è sul sole. Ma nel sole terrestre. Con l'evento del Golgota lo si vide iniziare a scintillare. Perché infine risplenda è necessaria la nostra collaborazione con il cristo stesso.
L'altro lo posso incontrare solo nell'eterico. La contemporaneità della radio è una immagine morta di quello che vive nell'eterico.
Oggi sperimentiamo molto debolmente il Cristo eterico.
La vita sulla terra viene dalle forze eteriche e zodiacali. Nella punta delle radici dei vegetali inizia un lavoro possente tra forze cosmiche, esseri elementari e terreno. Il segreto della vita sta nella cuffia radicale, e va su, su fino alla gemma: il resto è soltanto cristallo, e lo unisce una specie di camicia eterica [vuol dire che quello che conta è l'attività verso il basso e quella risultante verso l'alto, il resto è meno significativo, o meglio, meno significante].

Interventi
- Morale è la verità verso sé stessi. Ama il prossimo tuo...ma accade che io stesso non mi amo. Amare = accettare. Ma io, mi accetto io veramente?
- (mio intervento) ...il Cristo in me: non solo quello "sanguinico" delle parabole, ma anche quello "malinconico" del Golgota, quello "flemmatico" che dà ad ognuno risposte tolleranti, individualizzate e generali insieme, quello "collerico" che caccia i mercanti dal tempio. E infine quello trionfante della Resurrezione. Pertanto vanno accettati ed equilibrati in sé tutti i temperamenti, e il risultato di questo lavoro sono forze di resurrezione.


Ultima modifica di ginogost il 17/07/2011, 18:10, modificato 2 volte in totale.

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 Oggetto del messaggio: 5: Appunti dal Convegno di Palermo dicembre 2010
Messaggio da leggereInviato: 14/07/2011, 10:34 
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Conferenza 7 dicembre - sera
Carmelo Samonà: IL QUINTO VANGELO: PER UNA GIUSTA COMPRENSIONE DEL SECONDO AVVENTO

Il dolore è destino dell'uomo, ma è un lutto per gli dei. C'è angoscia divina per la necessaria sofferenza dell'uomo. Quest'angoscia viene espressa nelle immaginazioni antiche. Risulta dunque che l'idea che l'uomo debba morire sia insita nelle profondità dell'essere.
La nascita avviene con un distacco dal mondo divino, v. anche in Eraclito, l'uomo si avvolge di umiltà, si avvolge di un corpo e muore, separandosi dal divino. Questo è "colpa" della nascita, che corrisponde alla caduta, con perdita della coscienza delle origini.
C'è un enigma: gli uomini vollero salvare la propria relazione con il divino. Nella dottrina di Zarathustra vediamo infatti una vita spirituale che vuol salvare il fondamento dell'esistenza umana rispetto agli dei. Da una parte c'è il sole, dall'altra l'oscurità. E qui l'uomo coglie uno degli aspetti più grandiosi del suo legame con il divino. Tutto ciò avvenne prima del Kali Yuga, il quale si accompagna all'idea della morte, cioè un enigma che spinge ad un rinnovato rapporto con il divino.
Il Kali Yuga viene vissuto come una tragedia, però ora l'uomo è messo in grado di mostrare quanto sa fare. E questo distacco viene vissuto come una perdita.
L'uomo cerca almeno un dio che possa condividere le sue sofferenze. Questo dio si manifesta come archetipo umano destinato a condividere e riscattare il dolore dell'uomo. (v. immagini di Iside-Osiride-Oro, o del fanciullo divino greco, destinato alla morte, un dio nel divenire, umano. Uno dei non-dei che diventano dei attraverso la morte).
Dioniso porta la sostanza divina del tempo (Apollo quella dello spazio). Si tratta appunto di una situazione che esprime quel desiderare da parte dell'uomo di un dio che patisce con lui. Si esprime nella tragedia greca, nell'evolversi del destino umano.
Uomini tra l'antica immaginazione e il pensiero razionale hanno vissuto il dramma dell'oscuramento. Empedocle fece della sua vita individuale il racconto di ciò, ma alla fine trovò l'oscurità, non la luce. Egli fu temerario, portando una nota luciferica.
La scrittura ha separato la vita dell'immagine dalla natura: ci si può rappresentare. C'è così un progressivo disseccarsi nella lettera, però, insieme, si vuole conservare il "libro del cosmo", in forma non intellettuale.
L'attesa del mondo antico trova risposta concreta nel Cristo, nel suo divino ricongiungersi con l'umano. Gesù come espressione di Zarathustra.
L'uomo vuole uscire dai limiti della corporeità per sperimentare sé stesso nell'ambito eterico, negli eteri di luce e vita. Portando in sé la resurrezione. E' il risveglio della resurrezione, l'incontro del Cristo nell'eterico.
Oggi lo spirito riappare non più dal cosmo, ma dall'altro uomo. La fratellanza è una prima rudimentale forma di chiaroveggenza. Frutto del dolore è la coscienza. Superando il suo limite con l'andare verso la fratellanza, l'uomo trascende l'illusione dell'egoità, si solleva verso l'esistenza spirituale e va ad incontrare il Cristo di vita che ha vinto la morte.

Un breve commento. Nonostante sia riuscito a frenarsi in rapporto a ben altri voli a lui usuali, il buon Samonà qui ha detto di tutto dicendo relativamente poco. Soprattutto, come capita peraltro a molti, il discorso procede per enunciati, non per ragionamenti. In realtà la platea si è talora, durante il congresso, mostrata un po' intollerante verso gli oratori che amano ascoltarsi parlare ma comunicano poco o punto di nuovo. Forse si pensa di agire sul piano immaginativo, scuotere gli animi, escavare le emozioni. Però il rischio è di recitare parafrasi delle prediche domenicali, una messa antroposofica con sermone...e perciò, vi dico, fratelli, amiamoci, amatevi... quel rischio c'è. Personalmente apprezzo gli oratori sobri che riportano conoscenze precise, utili già di per se a riscaldare gli animi molto più dell'entusiasmo generico (non vale solo per Samonà).Dal mio piccolo, è un'esortazione che invio a tutti gli oratori in campo antroposofico. Ricordatevi che prima di tutto non siete attori, ma insegnanti.


Ultima modifica di ginogost il 14/07/2011, 10:38, modificato 1 volta in totale.

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 Oggetto del messaggio: 6: Appunti dal Convegno di Palermo dicembre 2010
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Conferenza di chiusura di Stefano Gasperi, presidente S.A.

Stefano Gasperi: SIGNIFICATO E COMPITI DEL LAVORO ANTROPOSOFICO: LEGGERE I SEGNI DEI TEMPI

E' a Palermo che per la prima volta R.Steiner annuncia che parlerà del Quinto Vangelo (in rapporto con i Rosacroce). E lo fece subito prima della Prima Guerra Mondiale. Steiner rinnova dunque il detto degli evangelisti, i quali non furono affatto testimoni oculari, ma riportano il Vangelo Eterno che da allora è impresso nell'eterico.
Egli descrive l'esperienza del dolore divino, che è più grande di qualsiasi nostra rappresentazione. Tale dolore si esprime in due direzioni: dolore per la condizione dell'umanità, e dolore per l'essersi contratto in un punto, cioè in Gesù, da parte del Cristo, già espanso (sono spiegazioni su che cos'è l'esperienza del dolore). Il dolore, dunque, nasce ogni volta che lo spirito si contrae. Dal dolore viene anche la disposizione amorevole al sacrificio: dopo un primo atto in cui viene sperimentato il dolore, giunge questo secondo atto. Lo Steiner stesso sperimentò questo processo, sino al sacrificio estremo.

Dopo Palermo, RS andò a Monaco, poi posa la prima pietra a Dornach, e c'è il Padre Nostro capovolto. Disse "sentiamo oggi, cari fratelli e sorelle, queste paure", quelle per la futura guerra, cioè.
Riconoscere il Cristo è ripercorrere la scuola, e la cultura, della mancanza di egoismo, ed a Oslo (Cristiania) quando parlò del 5° Vangelo, RS era arroventato dal fuoco dell'amore.

Dopo 15 giorni di guerra, RS dà un corso per la meditazione in funzione del primo soccorso. Là parla del primo grande ideale per l'umanità in forma mantrica: la pienezza dell'umanità sarà realizzabile quando si sentirà il dolore dell'altro come il proprio.

Come posso io trovare il bene? Si è svolto uno sviluppo drammatico dell'anima cosciente, a causa dell'estremo contrasto tra il massimo di egoità ed il sé spirituale. L'anima cosciente è quella parte dell'anima che inspira il male per espirare il bene (ciò è suo dovere morale).
Anima senziente: con lei usciamo nel mondo dei sensi
Anima razionale: con lei abbiamo interiorizzazione del mondo
Anima cosciente: torniamo fuori nel mondo...
Ho un mazzo di rose. Lo osservo (a. senz.) / elaboro i dati (a. raz.) / poi vedo un amico e penso di regalargliele (a. cosc,). L'anima cosciente ha un carattere volitivo, si esce da sé e si va nel mondo, verso il mondo. Ci si procura l'interesse verso l'altro attraverso l'empatia.

Fuori, nel mondo eterico, esiste la medesima drammatica lotta. Lotta tra Cristo e Arimane, luce e tenebra in un estremo incontro/scontro anche entro l'anima dell'uomo.

Il 20/9/1924 parlando ai sacerdoti della Christgemein. dice che durante l'Apocalisse, prima che il Cristo eterico venga ben afferrato, dovremo incontrare la Bestia, e ciò avverrà dal 1933 [anno dell'ascesa di Hitler], e questa sarà l'ombra possente della possente luce.

Ma in quel periodo gli antroposofi hanno dormito, come dormirono gli apostoli durante la passione. Gli è che siamo figli del nostro tempo, intellettualmente precoci, ma immaturi socialmente. E si può sacrificare soltanto quello che si è conquistato.

Il Quinto Vangelo inizia dalla Pentecoste, e poi va indietro, retrospettivamente. Penetrare nell'eterico è infatti penetrare nel tempo. La comunità fraterna offre l'occasione allo spirito ideale, ed oggi vi si può entrare, rompendo il velo del mondo eterico. E lo si può fare in varie vie!
Si tratta di esperienze tenui, delicate, la vera via dell'antroposofia. Essere antroposofi non è solo accogliere dei contenuti, ma anche trasformare l'anima. Il lavoro può esser solo preparato. E senza un ritmo non si va da nessuna parte, nell'arte così come nell'incontro umano. Ritmo di incontro settimanale (dei gruppi). E servono anche qualità morali.

Nell'anima cosciente il peccato originale dell'intelletto va superato con le qualità morali. In Uomo terreno e uomo cosmico (1912) indica tre qualità dell'anima che servono per superare sé stessi, per uscire da sé. Sono qualità che si possono sviluppare esclusivamente quando si è incarnati.

• Stupore e meraviglia, come ricordo del prenatale. (PASSATO)
• Simpatia ed empatia (PRESENTE)
• Voce della coscienza, con carattere volitivo (FUTURO)
Perché vanno sviluppate? Se non lo faremo, la terra non potrà portare oltre la sua evoluzione, e quindi si dissolverà.

Nel 5°Vangelo i 3 anni sono paragonabili agli stadi della vita intrauterina, i 3 corpi come viluppi, involucri embrionali.

Dopo la morte Cristo non sale, come l'uomo, ma scende e porta in basso il regno dei cieli. Si imprime nel mondo eterico, e noi abbiamo la replicazione delle copie dell'io del Cristo, ognuno può accogliere una copia dell'io del Cristo. La triplice corporeità è formata da sostanza morale eterica, per il Cristo, e può dargliela solo l'uomo, essa sarà per lui involucro. [qui dev'essermi sfuggito qualcosa].
Per il Cristo, alla fine,

• il corpo astrale viene dalla meraviglia
• il corpo eterico dalle forze di compassione e amore
• il corpo fisico dalla coscienza morale
Steiner stesso visse queste 3 virtù morali. Gli scritti gnoseologici provengono dalla meraviglia. Dal 1910 evolve il corpo eterico, nell'arte. Alla fine, dalla coscienza morale vengono gli impulsi di trasformazione sociale. Fase artistica, di trasformazione nell'eterico, con il superamento della forma e dell'idea.

La SA sta movendo da società della saggezza a società della bellezza. L'arte è anche arte dell'incontro umano. Ovvero: anche l'arte dell'incontro umano è un'arte. Per entrare nel mondo spirituale occorre entrare con la forza dell'egoismo, non con l'amore. Però così i nostri difetti aumenteranno, ed il contrappeso è la dedizione all'amore sul piano terreno. Sennò c'è capovolgimento, e finiamo in mano a Lucifero, ci dissolviamo nel mare spirituale, ed in tal modo sulla terra continua l'egoismo.

Per concludere: s'è visto il dolore universale nel contrarsi di Cristo nel Gesù. Per noi c'è un compito rovesciato: dalla solitudine dell'anima cosciente (dolore) sperimentare il dolore dell'altro e degli altri. Fino all'esperienza pentecostale. Internet è una caricatura della Pentecoste, illusione, nel virtualizzare. Da questo vengono tumori (dal sociale ricco di virtuale). Il tumore è ribellione anarchica all'eterico, è asocialità, esprime l'odio. E la rete, il web, irretisce l'uomo in un mondo di immagini. E si noti anche che i display non funzionano bene quando c'è sole. Qui vi è una grande sfida: illuminare il mondo eterico.


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